07.16 Le Meschie - Sella Morteis - Monte Besimauda (Bisalta) - Le Meschie
Le Meschie (1090 m) - Sella Morteis (1450 m) - Gias Pravinè soprano (1819 m) - Monte Besimauda (Bisalta) (2231 m) - Gias Pravinè di mezzo (1687 m) - Sella Morteis (1450 m) - Le Meschie (1090 m)
+1302 / -1302
Dislivello [m]
5:50 - 6:40
Tempo [h:mm]
12622
Distanza [m]
EE
Difficoltà
Tipologia
123456789101112
Periodo consigliato [mese]
Classica via di salita al Monte Besimauda, ben più noto semplicemente come Bisalta.
Due terzi del percorso si svolgono su strade sterrate o sentieri, spesso con notevole
pendenza. La parte finale tuttavia è una lunga e assai ripida ascesa lungo una colata di massi
e detriti, in assenza di sentiero, guidati solo dalle tacche segnavia. Notevole il panorama
dalla vetta, che spazia dalla pianura, alle Alpi Marittime e alle Alpi Liguri. Il rientro può
avvenire compiendo un lungo anello sul Gias Pravinè di mezzo.
Poco oltre l'area attrezzata de
Le Meschie
(1090 m)
si ignora la pista sterrata sulla destra per le
Stalle Artondù
e si segue la strada asfaltata verso sud-ovest per il
Gias Morteis
(segnavia H09).
Superato un ponte in cemento la strada diventa sterrata e sale rettilinea nel
bosco. Si oltrepassa un'altra pista sterrata a destra (chiusa da una sbarra) e
si continua fino ad un trivio presso la
Fontana Giraud.
Si trascurano sia la pista sulla destra, sia quella di fronte, tenendosi
sulla sterrata che qui volge a sinistra e attraversa il
Rio Grosso
su un ponte in cemento.
Poche decine di metri oltre il ponte si lascia la strada e si imbocca il sentiero
sulla destra. Il sentiero s'innalza a lungo nel fitto bosco con pendenze sostenute,
incrocia una pista forestale ed infine, con alcune svolte, torna sulla strada
sterrata proveniente da
Le Meschie
e abbandonata in precedenza.
Si segue la sterrata verso destra, ignorando subito la diramazione di sinistra per
l'osservatorio astronomico
1.
In pochi metri si raggiunge così la panoramica
Sella Morteis
(1450 m, 1:00 - 1:05 ore da
Le Meschie).
Il valico prativo è un vero crocevia; in senso orario, da sinistra, incontriamo:
una pista che scende verso
Stalle Ciccioni
(segnavia H21);
una sorta di mulattiera che si perde lungo il pendio; una assai labile traccia
(che si trasforma però in sentiero poco sopra) verso sud-est lungo il crinale, che punta la
Cima Pravinè
e costituisce una possibile scorciatoia);
la prosecuzione della strada sterrata per il
Gias Morteis.
La partenza della scorciatoia per la
Cima Pravinè
non si individua facilmente. Si risale il crinale prativo verso sud-ovest,
per poi entrare nella faggeta e trovare un evidente sentierino, perfino
segnalato con rade tacche bianco-rosse.
Il sentiero traversa in salita nel bosco, con alcuni strappi, e si fa più piccolo
e un poco malagevole finché non raggiunge la pista sterrata per il
Gias Pravinè di mezzo.
Seguendo la pista verso destra per pochi metri ci si ricongiunge alla strada sterrata
dell'itinerario principale, proprio dove ha inizio il sentiero per il
Gias Pravinè soprano.
Trascurate le varie diramazioni che si dipartono dalla sella, ci si tiene ancora sulla strada
sterrata, che piega a destra (ovest) e stacca quasi subito a destra la breve discesa per il
Gias Morteis
(fontana presso la costruzione).
La sterrata compie un unico tornante, dove si ignora il sentiero a destra per le
Stalle Artondù
e la
Fontana Cappa.
Nel lunghissimo traverso che segue
2
si incotra la
Funtana 'd Camilu
quindi si giunge sul modesto colletto presso la
Cima Pravinè.
Qui si ignora la pista sterrata a sinistra per il
Gias Pravinè sottano
(dove giunge la summenzionata scorciatoia proveniente dalla
Sella Morteis)
e si lascia anche la sterrata, che continua per il
Gias Pravinè di mezzo.
Si sale invece a destra, sul sentiero che abbandona definitivamente il bosco
e rimonta assai ripido lo spoglio crinale pascolivo punteggiato da roccette.
Il faticoso sentiero, pressoché rettilineo, raggiunge in breve il
Gias Pravinè soprano
(1819 m, 1:00 - 1:10 ore dalla
Sella Morteis)
3,
adagiato su una spalla pianeggiante lungo il ripido costone.
Il sentiero lascia il gias sulla destra e riprende subito la salita sull'erto
crinale, tra magra erba, rododendri e roccette finché, quasi d'improvviso,
ci si ritrova ai piedi di una lunghissima colata di grossi massi.
Il sentiero termina e si prosegue di masso in masso (abbastanza stabili)
4,
guidati dai segnavia bianco-rossi. Di tanto in tanto occorre anche aiutarsi con le mani
per mantenere l'equilibrio.
Purtroppo sia i segnavia bianco-rossi, che altri segnavia gialli, si
dividono ad indicare diverse vie di salita, seppure distanti tra loro solo
pochi metri, complicando un poco l'ascesa.
L'impegnativa ascesa termina
6
di fatto proprio sulla vetta del
Monte Besimauda
(2231 m, 1:00 - 1:10 ore dal
Gias Praviné soprano),
ben più nota localmente come
Bisalta5798.
La sua posizione e la sua singolare forma hanno di sicuro contribuito a creare,
specie in passato, un alone di mistero e magia intorno a questa montagna.
Non poteva quindi mancare lo zampino del Diavolo per spiegare la ragione di una
montagna con una doppia vetta, come vuole una delle leggende più diffuse e conosciute.
La
Bisalta
in origine, aveva una sola vetta. Finché, un giorno, un pastore scese a valle per
vendere per vendere i suoi formaggi al mercato. Prima di rientrare con i buoni guadagni
della giornata, l'uomo decise di fermarsi all'osteria per gustare un po' di vino.
Dall'osteria, però, il pastore ne usci solo a tarda sera e piuttosto alticcio.
Con passo incerto e la vista annebbiata, l'uomo riprese la via di casa ma, giunto ai piedi della
Bisalta,
la luce della luna venne coperta dal profilo della montagna. Il buio impenetrabile, e il vino
in corpo che impediva di vedere il sentiero, fecero maledire al poveretto la montagna,
invocandone la sua distruzione.
Il Diavolo, chiamato in causa, non si fece scappare l'occasione e offrì all'uomo di esaudire
il suo desiderio in cambio della sua anima. In un attimo il contratto fu firmato e, subito,
una schiera di demoni incomincio a picconare la porzione di montagna che ostruiva la
visione della luna. Poco dopo, il Diavolo pose lo sguardo sul contratto appena
siglato: si sentirono grida di rabbia e immediatamente il demone scomparve nelle tenebre
assieme ai suoi adepti. Il mistero fu presto spiegato: il pastore, analfabeta, aveva
firmato il contratto con una croce, mettendo in fuga il signore degli inferi!
I lavori di demolizione della montagna erano però stati iniziati, e lasciarono la
Bisalta
con le due cime che vediamo ancora oggi.
[Nel cuore delle Alpi Liguri, p.260]
Sulla vetta del monte è posizionata una croce in metallo, con un grosso basamento
anch'esso metallico ricoperto di pietre. Tra il 29 e il 30 ottobre 2018 tutto il
nord Italia, non esclusa a Valle Pesio, è stato interessato da un'ondata di maltempo
davvero eccezionale, e a farne le spese è stata anche la croce della
Bisalta.
Nonostante la struttura tubolare non opponesse grossa resistenza al vento, e
nonostante l'imponente basamento in pietre, le raffiche soffiate a ben oltre i 100 km/h
la croce è stata divelta.
Scoperto il fatto da alcuni escursionisti, già il 15 novembre alcuni di militari del
Secondo Reggimento Alpini, di stanza a San Rocco Castagnaretta (Cuneo), sono saliti in vetta
e hanno riposizionato la croce.
[-]
Chi non intende ritornare sui propri passi, può chiudere un anello passando per il
Gias Pravinè di mezzo.
Dalla vetta si scende lungo il crinale sud, ancora tra massi e roccette, fino al
sottostante colletto, dove si ci immette su un sentierino che si segue verso sinistra.
Il sentiero si tiene sul versante della Valle Pesio e taglia il pendio in leggero
saliscendi poco sotto al crinale.
Al successivo colletto si lascia a destra il bivio per la
Fontana Cappa
(segnavia L17), e si prosegue innanzi (sud, sempre segnavia L17).
Il sentiero segue lo stretto crinale, roccioso e a tratti aereo, quindi aggira verso sinistra
alcuni spuntoni di roccia.
Risaliti velocemente sul crinale, lo si segue finché possibile, poi ci si sposta sul versante
della Valle Colla e si sale ad una elevazione nota come
Sperone Centrale
(o Bec Rosso,
2257 m)
10.
Si entra così nel
Vallone Creusa,
che si attraversa tenendosi sempre presso la displuviale, ora nuovamente sul versante
della Valle Pesio. Si esce dal vallone su un esile colletto, dove si incontra il
bivio a sinistra per il
Gias Pravinè di mezzo11.
Si abbandona allora il sentiero che prosegue innanzi per il
Bric Costa Rossa
e si svolta a sinistra, scendendo sul costone che divide il
Vallone Creusa
dal
Vallone Sot.
La ripida discesa tra mirtilli, rododendri e roccette porta fino a caratteristici
roccioni affioranti
12,
dove si piega a sinistra e, sfruttando un ampio cengione, ci si porta fin sul fondo
idrico del
Vallone Creusa.
Qui il sentiero, un poco malagevole, riprende il suo andamento verso nord-est
e serpeggia a lungo al centro del vallone; intorno a quota 1960 si incontra a
sinistra la diramazione per una fonte, poi una traccia a destra per il
Gias Sot.
Con il gias ormai in vista il sentiero di fatto si perde, confuso tra le miriadi di tracce
lasciate dal bestiame. Senza percorso obbligato si scende comunque senza problemi al
Gias Pravinè di mezzo
(1687 m, 1:35 - 1:45 ore dal
Monte Besimauda).
Problemi si possono incontrare compiendo il percorso in senso inverso:
dal gias non è facile andare a ritrovare più a monte il sentiero.
Si segue verso sinistra la pista sterrata che serve l'alpeggio. Dopo aver lasciato a sinistra
una sorta di mulattiera, la pista si trasforma in più comoda strada sterrata e stacca, ancora
a sinistra, il sentiero per il
Gias Pravinè soprano,
che si ignora.
Continuando quasi in piano sulla strada
13
si ritorna nei pressi della
Cima Pravinè,
al un bivio già incontrato nel percorso di salita con il sentiero per il
Gias Pravinè soprano.
Qui si può decidere se restare sulla sterrata o se utilizzare la scorciatoia
già menzionata che si stacca sulla destra.
In entrambi i casi si torna alla
Sella Morteis
(1450 m, 0:40 - 0:45 ore dal
Gias Pravinè di mezzo,
utilizzando la scorciatoia) e si rientra infine a
Le Meschie
(1090 m, 0:35 - 0:45 ore dalla
Sella Morteis).
Accessi
Da Chiusa di Pesio si risale la Valle Pesio in direzione della Certosa. Ben
prima di giungere a Vigna si svolta a destra per Pradeboni. Qui si seguono le
indicazioni per i Tetti Gori e Marro, fino ad arrivare in località Le Meschie,
dove si trovano anche una area attrezzata per pic-nic e un posteggio.
Note
Alla data del rilevamento le condizioni del sentiero di discesa su
Gias Pravinè si presentava piuttosto malagevole.
Pernottamento
--
Cartografia
[Fra n.16] [Blu n.2] [IGC n.8] I riferimenti dettagliati alle carte sono disponibili nella sezione Bibliografia.
Ultimo aggiornamento
Ultimo sopralluogo: Autunno 2017
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Claudio
martedì 28 agosto 2018
[ 62.152.*.*]
Ho fatto l'escursione il giorno di Ferragosto 2018, proseguendo fino al Bric Costa Rossa. Sfortunatamente, a differenza di quelle che erano le previsioni, ho trovato brutto tempo, con pioggia battente (!!!) sulla pietraia della Besimauda. Poi è arrivato il sole, che ha un po' asciugato il terreno,ma non più di tanto. Infatti è stata molto difficoltosa anche la discesa fino al Gias Pravinè, con il senno di poi era meglio fare a ritroso lo stesso percorso dell'andata. Ci riproverò l'anno prossimo!
Claudio
martedì 28 agosto 2018
[ 62.152.*.*]
Ho fatto l'escursione il giorno di Ferragosto 2018, proseguendo fino al Bric Costa Rossa. Sfortunatamente, a differenza di quelle che erano le previsioni, ho trovato brutto tempo, con pioggia battente (!!!) sulla pietraia della Besimauda. Poi è arrivato il sole, che ha un po' asciugato il terreno,ma non più di tanto. Infatti è stata molto difficoltosa anche la discesa fino al Gias Pravinè, con il senno di poi era meglio fare a ritroso lo stesso percorso dell'andata. Ci riproverò l'anno prossimo!
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