07.10 San Bartolomeo - Tetti Colletto - Tetti Baudinet - San Bartolomeo
San Bartolomeo (752 m) - Tetti Cavalet (865 m) - Tetti Burdei (890 m) - Tetti Colletto (968 m) - Tetti Truna (892 m) - Tetti Castel (873 m) - Tetti Baudinet (1065 m) - Tetti Colletto (968 m) - San Bartolomeo (752 m)
+459 / -459
Dislivello [m]
2:35 - 2:55
Tempo [h:mm]
7782
Distanza [m]
E
Difficoltà
Tipologia
123456789101112
Periodo consigliato [mese]
Un piacevole anello, molto adatto alle mezze stagioni per le quote modeste
e la buona esposizione delle principali mete intermedie. Davvero in
ottima posizione, assolata e panoramica, le due borgate di Tetti Colletto
e Tetti Baudinet; quest'ultima in particolare, offre nelle giornate limpide
incantevoli panorami sulla pianura piemontese e la cerchia delle Alpi.
Notevoli anche alcuni boschi attraversati, dalle faggete ai castagneti da frutto.
A
San Bartolomeo
(752 m), sul lato sud del grosso piazzale alle spalle dell'Albergo Valle Pesio,
si imbocca la stradina asfaltata (segnavia H19) che sale lungo il versante destro
orografico del
Vallone Cavalet.
Si incontrano, in successione, tre bivi che vanno ignorati: il primo con un
sentiero a sinistra per
Fiolera,
il secondo con una pista sterrata a destra per la
Certosa di Pesio,
ed il terzo, ancora a destra, con la stradina asfaltata per le borgate
Tetti Crovera sottano
e
Tetti Crovera soprano.
Al primo tornante verso sinistra della strada, si trascura anche la
strada sterrata che prosegue diritta addentrandosi nel
Vallone Cavalet.
Poco oltre il tornante la strada diventa sterrata, presenta di nuovo due diramazioni
a breve distanza che vanno trascurate: la prima con una stradina sterrata a sinistra
che raggiunge le vicine abitazioni, la seconda con la vecchia mulattiera
(possibile scorciatoia) per
Tetti Cavalet.
Subito dopo la sterrata si biforca ulteriormente: si trascura il ramo di sinistra che scende
alla sottostante borgata e si segue il ramo di destra. Al successivo tornante verso destra
si lascia a sinistra una mulattiera e, restando sulla strada sterrata, si giunge alla borgata di
Tetti Cavalet
(o Tetti Cavalletto,
865 m),
dove giunge da destra anche la summenzionata scorciatoia.
La strada attraversa la borgata, mentre la vecchia mulattiera taglia a sinistra
e si ricongiunge alla strada appena sopra le case.
Al successivo tornante a destra della sterrata si lascia a sinistra una
mulattiera e si entra a
Tetti Burdei
(o Tetti Bordelli,
890 m, fontana)
89.
Con un paio di svolte divise da un lungo traverso tra castagneti
ben curati la sterrata raggiunge infine
Tetti Colletto
(o Tetti Colet,
968 m, 0:40 - 0:45 ore da
San Bartolomeo,
fontana a monte della borgata)
111017.
Come suggerisce il nome, la borgata sorge su un panoramico
colletto a cavallo tra il
Vallone Cavalet
e il
Vallone dell'Olmo.
Originario dell'Asia minore, il castagno
1
fu importato in Italia all'epoca romana, e deve probabilmente
il suo nome a Kastanis, antica città turca sul Mar Nero.
Coltivato per i suoi frutti e per il legno anche al di fuori del suo habitat naturale,
è ora diffuso fino a circa 1000m. di quota. Pianta assai longeva, pare possa raggiungere
i 1000 anni di vita.
Le castagne, ricchissime di amidi, hanno costituito una fonte essenziale
per l'alimentazione delle genti di montagna fino a pochi decenni fa. Venivano consumate
sia fresche sia essiccate dopo averne ricavato della farina (il castagno era conosciuto
anche come "albero del pane").
Il legno di castagno è utilizzato per palerie e come combustibile,
ma anche per tavolame, travi, botti, mobili rustici. Ancor oggi il legno viene
utilizzato per l'estrazione di tannino, sostanza della quale è assai ricco che viene
utilizzata nella concia delle pelli.
Le foglie venivano impiegate come lettiere per gli animali, mentre dai fiori di castagno
si ottiene un ottimo miele.
Tutte queste proprietà, e la forte dipendenza delle popolazioni di montagna da questa pianta,
hanno portato a coniare l'espressione "civiltà del castagno", in riferimento al periodo
storico nel quale la sopravvivenza in montagna era legata allo sfruttamento di questa
specie arborea.
[Alberi, Funghi e Frutti] [Alberi e arbusti] [Alberi d'Europa]
All'interno dei castagneti da frutto non poteva mancare il
seccatoio: una piccola costruzione in pietra, a due piani,
separati tra loro da un graticcio in legno
2,
con tetto preferibilmente in lose.
Al piano superiore, sul graticcio, veniva disposto un primo strato
di castagne con la loro buccia (tecnicamente, pericarpo).
I frutti venivano rivoltati più volte ed ogni 4/5
giorni veniva aggiunto un nuovo strato di circa quindici centimetri di spessore,
fino ad uno spessore totale di 50/60cm.
Al piano inferiore veniva acceso un fuoco di frasche e ramaglie,
in modo da produrre poco calore ma molto fumo; la temperatura veniva controllata
frequentemente e mantenuta costante.
Il processo, che durava in tutto anche 30 giorni, terminava coprendo con teli
le castagne e ravvivando il fuoco per l'essiccamento finale.
Perfino la buccia delle castagne, una volta pulite, non veniva buttata, ma
conservata come combustibile per l'essiccamento dell'anno successivo!
L'essiccamento non era però l'unico mezzo di conservazione della castagna.
La "novena" consisteva nell'immersione in acqua corrente fredda, per nove
giorni, di sacchi di iuta contenenti i frutti. Questi erano poi fatti asciugare
nelle giornate di sole autunnali e le castagne, la cui germinazione veniva
bloccata dal trattamento, erano pronte per il consumo.
La "ricciaia" invece era formata da un accumulo, su una base di terra battuta,
di castagne ancora chiuse nei ricci. I cumuli, alti fino a 1 metro, erano
quindi ricoperti con foglie, felci e terra e inumiditi periodicamente.
Le castagne si conservavano così per mesi senza alterazioni.
[-]
La scapìta
3
era una piccola e semplice costruzione, realizzata con 4 pareti
chiuse da un assito non portante in legno. Il tetto era generalmente in paglia e
l'intera struttura molto spesso veniva appoggiata verso valle, a guisa di sostegno, ad
un grosso albero. La sua principale funzione era quella di magazzino per il fogliame,
da riutilizzarsi ad esempio come lettiera nelle stalle, o per il fieno.
Anche la scapìta si trova spesso all'interno dei castagneti: era essenziale infatti
recuperare foglie coriacee come quelle del castagno.
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Questa assolata sella prativa è un piccolo crocevia, ma solo due sono le direzioni
che ci interessano: a destra (est) la pista forestale (segnavia H19) che si dirige verso
Tetti Baudinet
e verrà utilizzata per il rientro; a sinistra,
inizialmente in leggera salita, il sentiero che punta verso nord
entrando nel bosco.
Un pizzico di attenzione alle numerose tracce che si diramano da questo
colletto. Sulla sinistra se ne staccano tre, la più a sinistra in salita per prati, quella
centrale (da percorrere) in leggera salita che tuttavia spiana poco dopo, ed un'ultima
più o meno di fronte, in discesa, per
Tetti Truna,
via diretta ma meno evidente.
Imboccato dunque il sentiero, dopo un breve mezzacosta inizia una moderata discesa
che porta ad una pista sterrata. Si segue la pista in discesa verso destra, si trascura
una diramazione a destra in corrispondenza di un tornante (arrivo della via
diretta da
Tetti Colletto),
ed infine si entra nella piccola borgata di
Tetti Truna
(892 m, fontana),
in infelice posizione incassata nel
Vallone dell'Olmo.
Dalla borgata si continua lungo la comoda pista sterrata che scende fino
ad immettersi su una più ampia strada sterrata proveniente da
Fiolera.
Si percorre la sterrata verso sinistra per una decina di metri, per poi
imboccare a destra la pista sterrata per
Tetti Mauri,
chiusa da una sbarra in metallo.
Si passa il rio che scorre sul fondo del
Vallone dell'Olmo
su un piccolo ponte in cemento, poi si riprende a salire.
Si ignorano due vecchie mulattiere, a brevissima distanza, la prima a sinistra e
la seconda a destra per
Tetti Rumanin
e ci si tiene sulla pista sterrata.
Al primo tornante si trascura la mulattiera a sinistra per
Tetti Manesseri
e, alla successiva biforcazione, si abbandona innanzi il ramo per
Tetti Rumanin
e si svolta a sinistra.
In poche decine metri si raggiungono i ruderi di
Tetti Castel
(873 m, 0:25 - 0:30 ore da
Tetti Colletto),
dove termina anche la pista sterrata.
Prima delle abitazioni si svolta decisi a destra (est sud-est) sul sentiero che
costituisce la via diretta per
Tetti Baudinet.
Attenzione a non farsi fuorviare dall'altro sentiero che origina quasi
nello stesso punto e che si dirige verso nord-est quasi in piano a
Tetti Fuggin.
Tenendosi nei pressi del poco marcato crinale, si sale nel bosco e si giunge
in breve ai ruderi di
Tetti Barril
(934 m), dove si riceve da destra il sentiero proveniente da
Tetti Mauri.
La salita prosegue verso sud sud-est: si supera un primo sentiero che si stacca
a sinistra, si incrocia un secondo sentiero (il ramo di destra, segnalato,
si dirige verso
Tetti Colletto)
e si arriva ad una ulteriore biforcazione, dove si deve svoltare decisamente a sinistra.
Attenzione a questo bivio: la segnaletica orizzontale è presente ma, vista la svolta brusca,
le tacche segnavia si trovano quasi alle proprie spalle; in aggiunta, il sentiero
che prosegue innanzi e che poi si perde nel bosco, è inizialmente ben marcato.
Il sentiero si porta sull'ampio crinale boschivo, piega ad est e lo risale
abbastanza ripido fino a raggiungere la panoramica radura ove sorgono i resti di
Tetti Baudinet
(1065 m, 0:30 - 0:35 ore da
Tetti Castel)
451367151412.
Subito a monte delle poche case di
Tetti Baudinet
si può ammirare un enorme faggio, probabilmente originato dalla fusione di
più polloni di un'unica ceppaia.
Il tronco, nel punto più stretto della ceppaia, vanta una
circonferenza di oltre sette metri, mentre la sua enorme chioma, che si è
potuta sviluppare senza altri alberi intorno, disegna una semisfera quasi
perfetta.
Purtroppo, i prati che lo circondavano, non più sfalciati, sono in fase di
colonizzazione da parte di numerosi frassini che, nel breve volgere di
qualche anno, toglieranno alla vista il maestoso faggio.
[-]
Attraversata la borgata (tavolo per pic-nic tra le case),
si imbocca a destra la pista forestale (segnavia H19) per
Tetti Colletto
e si trascura invece il sentiero (segnavia H19B)
che prosegue la salita lungo il costone prativo.
La pista scende lentamente ad attraversare due piccoli rii,
stacca a sinistra una malandata diramazione, ed infine oltrepassa
un terzo rio, sul fondo idrico del
Vallone dei Mauri,
con l'ausilio di un piccolo ponticello carrabile.
Oltre il ponte la pista si immette sulla strada sterrata proveniente da
Fiolera,
che qui termina presso una captazione idrica.
Senza farsi trarre in inganno dalla sterrata, si imbocca a sinistra il sentiero
che si dipana a mezzacosta lungo uno scosceso pendio boschivo.
Con percorso in leggero saliscendi all'interno di una splendida faggeta,
il sentiero contorna in quota il
Vallone dei Mauri,
e torna nel
Vallone dell'Olmo.
Un occhio attento noterà, nell'attraversare la faggeta, i resti di alcune
piazzole dei carbonai.
Per agevolare il trasporto a valle della legna, i "carbonai" provvedevano in loco
alla sua trasformazione in carbone. Per compiere questa operazione si ricorreva
alla carbonaia, una particolare catasta di legna ricoperta di foglie e terra,
nella quale della brace inserita dall'alto in un apposito camino, consentiva
una combustione lenta e senza fiamma della catasta. L'operazione, di assai
complessa realizzazione, richiedeva una notevole abilità e diversi giorni
(o anche settimane) di lavoro.
[Percorso naturalistico, quaderno di campo]
Dopo aver passato un isolato edificio rurale, il sentiero si trasforma
prima in ampia mulattiera
16
quindi in pista sterrata ed infine, praticamente in piano, torna a
Tetti Colletto
(968 m, 0:30 ore da
Tetti Baudinet).
Seguendo a ritroso il percorso dell'andata si rientra agevolmente a
San Bartolomeo
(752 m, 0:30 - 0:35 ore da
Tetti Colletto).
Accessi
Da Chiusa Pesio si risale la Valle Pesio in direzione della Certosa
fino a San Bartolomeo.
Verso la fine della frazione, all'altezza dell'Albergo Valle Pesio, si svolta
a sinistra per attraversare il Torrente Pesio su un ponte e raggiungere un ampio piazzale
ove si lascia l'auto.
Note
Le borgate toccate da questo itinerario sono note sia con il loro nome
tradizionale che con quello italianizzato. Si è scelto in alcuni casi
di riportarli entrambi, ma dando di volta in volta maggiore evidenza alla denominazione,
tra le due, più comunemente utilizzata.
Pernottamento
--
Cartografia
[Fra n.16] [AsF n.3] [Blu n.2] [IGC n.8] I riferimenti dettagliati alle carte sono disponibili nella sezione Bibliografia.
Ultimo aggiornamento
Ultimo sopralluogo: Autunno 2024
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