Parco archeodidatticodella Roccarina (600 m) - Laghetto Peschiere (578 m) - Castello Mombrisone (700 m) - Grangia del Castellar (638 m) - Parco archeodidatticodella Roccarina (600 m)
+197 / -197
Dislivello [m]
1:45 - 2:00
Tempo [h:mm]
6389
Distanza [m]
T
Difficoltà
Tipologia
123456789101112
Periodo consigliato [mese]
Si tratta di una passeggiata poco faticosa, che si svolge quasi totalmente su
sterrate o piste forestali. Lunghi i tratti all'interno del bosco. Gli elementi di maggior
interesse sono sicuramente la Grangia del Castellar (ottimo punto panoramico) e il
Parco archeodidattico della Roccarina.
Al margine settentrionale dello slargo dove si è lasciata l'auto (600 m), ha inizio
una strada sterrata (chiusa da una sbarra e indicata da una grossa insegna in legno con
la scritta "Flamulasca"). La strada sale per un centinaio di metri poi si biforca:
lasciato il ramo di fronte si inverte la direzione di marcia e, volgendo a sinistra
(segnavia H22), si raggiunge il
Parco archeodidattico della Roccarina13.
In effetti, nel pur breve tragitto lungo la strada sterrata, circa a metà
si incontra un sentiero inerbito sulla sinistra che conduce direttamente alla
"Roccarina". Il risparmio è solo di poche decine di metri.
Il parco archeodidattico
28
nasce per completare ed integrare la visita alla sezione
archeologica del Museo "Giuseppe Avena". La vita preistorica viene illustrata
attraverso la ricostruzione della parte di un villaggio dell'Età del Bronzo finale
(XII-VIII sec. a.C.) dedicata alle attività manifatturiere.
In questa ricostruzione troviamo la tettoia per la metallurgia, una grossa capanna
per la lavorazione di metalli, ossa e corna, una capanna di dimensioni minori per
la lavorazione della terracotta, un vasca per l'argilla e una fornace per la terracotta.
[Pannello informativo in loco]
Dopo aver obbligatoriamente curiosato all'interno della ricostruzione del villaggio
preistorico, si prosegue lungo la strada sterrata in direzione ovest. Si ignora quasi subito
il sentiero a destra (palina) per la Grangia Certosina e il Punto Panoramico
(utilizzato per il ritorno) e si continua diritti. La strada si trasforma in pista sterrata
e piega a destra, salendo adagio fino ad immettersi, dopo neanche duecento metri,
su una strada sterrata.
Si segue la sterrata verso sinistra (ma nel percorso di rientro qui si utilizzerà il
ramo di destra), fino ad un gruppo di abitazioni, dove ci si immette ancora in una strada
sterrata. Si va a destra, ma solo per qualche decina di metri, fino ad un trivio: si trascurano
la prima sterrata sulla destra (usata per il rientro), e la sterrata che prosegue diritta
(segnavia H22);
si imbocca invece una pista sterrata, a metà tra le due strade, che scende nel bosco in direzione di
Montefallonio.
La pista prosegue a lungo, nel bosco o ai margini di radure, poi piega bruscamente a
sud-ovest (sinistra), supera un impluvio e giunge ad un crocevia: si prosegue tenendosi a destra
ed ignorando le tre deviazioni sulla sinistra (la seconda delle quali per
Montefallonio).
In leggera discesa si arriva a passare un piccolo rio in corrispondenza del
Laghetto Peschiere
(578 m, 0:30 - 0:35 ore dal
Parco archeodidattico della Roccarina)
4,
che si sfila lasciandolo sulla destra.
La pista sterrata volge ora a sinistra e, nel tratto rettilineo seguente la si deve
abbandonare per imboccare il sentiero (segnalato) sulla destra.
Il sentiero (da qui segnavia H28) s'innalza con pochi tornanti all'interno di
una pineta e raggiunge un piccolo slargo: si ignora la pista a destra per la
Cascina Peschiera
(chiusa da una sbarra) e si segue la strada sterrata a sinistra.
La strada punta a lungo verso nord, sempre pianeggiante e all'interno del bosco,
poi si affaccia sulla pianura e piega a destra.
Un lungo tratto pianeggiante verso est precede una breve discesa ad immettersi
su una più ampia strada sterrata: si va a destra, abbandonando il segnavia H28 e
riprendendo quota.
Al primo tornante, si trascura la pista che procede innanzi e si svolta a destra,
invertendo di fatto la direzione di marcia.
Quando la sterrata termina, in una sorta di slargo, si ignora la pista che continua diritta e
si piega a sinistra, lungo una mulattiera in leggera salita.
La mulattiera stacca di fronte un sentiero pianeggiante e volge a destra, salendo
con un paio di tornanti al
Castello Mombrisone
(700 m, 0:35 - 0:40 ore dal
Laghetto Peschiere)
5,
sulla sommità della collina.
Nel 1840, il Cav. Giuseppe Arena, già proprietario dello stabilimento idroterapico alla
Certosa di Pesio,
e della vetreria di Chiusa di Pesio, fece costruire sulla cima di questa modesta elevazione
una palazzina di caccia. Alla struttura, a pianta ottagonale in stile neoclassico, si accedeva
tramite quattro grossi portali. Una scala interna saliva ad un primo terrazzo e da qui, una
scala a chiocciola, conduceva al secondo terrazzo al centro del quale si trovava un lucernaio.
Il lucernaio illuminava la sala sottostante, decorata con stucchi e affreschi raffiguranti
scene di caccia con la dea Diana.
La casa era rivestita in pietra e marmo e circondata da un giardino all'inglese.
Già dalla fine del XIX secolo, l'abbandono, l'umidità e l'asportazione dei rivestimenti
hanno tolto decoro alla palazzina, che da alcuni anni è divenuta proprietà del Comune di
Chiusa di Pesio.
[Pannello informativo in loco]
Sul lato opposto una sorta di pista sterrata scende dalla collina, lascia a destra una
mulattiera e, dopo pochi metri, presso una bella radura con vista sulla
Bisalta,
si immette su un'altra pista sterrata.
Si va a sinistra e si rientra nel bosco, con qualche scorcio che si apre sull'abitato di
Chiuda di Pesio. La pista stacca un sentiero in discesa a sinistra ed termina ad
un crocevia: a sinistra un sentiero sale ai ruderi della
Chiesa di Sant'Andrea,
più o meno di fronte un sentiero scende alla
Grangia del Castellar,
mentre sulla destra si trovano un sentiero per la sottostante
Cascina Forno
ed uno che si perde in piano nei boschi.
La salita ai ruderi della
Chiesa di Sant'Andrea richiede solo pochi minuti, ma del vecchio edificio
resta veramente poco: anche l'unico arco rimasto, senza la chiave di volta, minaccia di
non resistere in piedi ancora a lungo.
Si prosegue in direzione della
Grangia del Castellar
(e del
Parco archeodidattico della Roccarina): il sentiero perde quota nel bosco
con un lungo traverso, poi piega a destra e si immette sulla strada sterrata al
servizio di
Cascina Forno.
Si segue la sterrata verso sinistra e si giunge ad un trivio, dove si torna sul percorso
seguito all'andata: si svolta a sinistra per poche decine di metri, poi ci si tiene
ancora sulla sterrata che si stacca a sinistra. Quando la sterrata si biforca nuovamente,
si abbandona il percorso già noto e si continua diritti su una pista sterrata.
La pista compie un lungo semicerchio verso destra e giunge sul poggio su cui
sorgono i ruderi della
Grangia del Castellar
(638 m, 0:30 - 0:35 ore dal
Castello Mombrisone)
67.
La documentazione disponibile attesta della donazione, della zona detta del
"Castellar", da parte dei Signori di Morozzo ai monaci Certosini nel 1206.
La tradizione popolare vuole che i monaci stabilissero qui il loro primo
insediamento in attesa della realizzazione della Correria e della
Certosa di Santa Maria.
Le dispute tra Certosini e Chiusani per i possedimenti al Castellar videro uno degli
episodi più violenti nel 1318, quando l'edificio di proprietà dei religiosi
venne dato alle fiamme.
Ricostruita, la
Grangia del Castellar
giunse fino al 1802, quando un editto Napoleonico impose l'alienazione di tutti
i possedimenti dei religiosi: in quella data, la "casa rustica denominata
Castlà in località Roccarina" disponeva anche di un appezzamento
di terreno di 74 "giornate piemontesi".
[Pannello informativo in loco]
Vicino alla grangia è stato costruito un ampio terrazzo panoramico.
Sul lato nord del vecchio edificio si stacca un sentiero che scende alla sede del Parco
e all'area archeodidattica, ma anche sul lato est della grangia si trova un sentiero
per l'area archeodidattica.
Il sentiero che si stacca a nord dell'edificio consente di compiere un brevissimo anello per chi vuole effettuare la sola visita della grangia e dell'area archeodidattica.
Dei due, il secondo è più breve ed agevole, anche se la partenza non si individua
immediatamente. Il sentiero comunque scende nel bosco, si porta in qualche minuto
ai piedi della elevazione rocciosa su cui ci si trovava (le cui pareti verticali sono
oggi una palestra di arrampicata) e termina al centro del
Parco archeodidattico della Roccarina.
Da qui si ridiscende allo spiazzo lungo la strada provinciale da cui ha avuto inizio
l'itinerario (600 m, 0:10 ore dalla
Grangia del Castellar).
Accessi
Da Chiusa di Pesio si raggiunge la sede del Parco del Marguareis,
proseguendo poi per circa 300 metri in direzione di Vigna. Sul lato destro della carreggiata si
incontra un piccolo slargo sterrato dove è possibile lasciare l'auto.
Note
--
Pernottamento
--
Cartografia
[Fra n.16] I riferimenti dettagliati alle carte sono disponibili nella sezione Bibliografia.
Ultimo aggiornamento
Ultimo sopralluogo: Inverno 2017
QR code
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