10.04 La Via di Téit: Vernante - Tetti Colletta - Tetti Bertaina - Palanfré
La Via di Téit: Vernante (822 m) - Tetti Colletta (1226 m) - Tetti David (1284 m) - Tetti Bertaina (1324 m) - Tetti Doni (1484 m) - Tetti Cucet (1501 m) - Palanfré (1379 m)
+873 / -316
Dislivello [m]
3:40 - 4:10
Tempo [h:mm]
10716
Distanza [m]
E
Difficoltà
Tipologia
123456789101112
Periodo consigliato [mese]
Era un ottimo itinerario per chi è interessato all'architettura alpina
tradizionale e alla cosiddetta "civiltà dei monti". Il sentiero, che attraversa numerose
borgate, offre uno spaccato della vita in montagna così come si presentava
non più di qualche decina di anni fa. Purtroppo i molti crolli hanno portato via
quel che restava dei tetti in paglia, e sono poche le vecchie abitazioni rimaste
in piedi. Vista la lunghezza del percorso, è consigliabile lasciare un auto a Palanfré
da usare per il rientro. L'autunno è la stagione consigliata.
Il percorso ha inizio su una strada sterrata che si stacca presso un piccolo slargo
a destra della provinciale n.278, poco fuori
Vernante
(822 m).
La sterrata (segnavia L26) sale abbastanza ripida a tornanti,
attraverso castagneti ormai abbandonati e in fase di ricolonizzazione da parte di
altre latifoglie, e giunge in breve alla galleria di ingresso di una cava
di silice dismessa.
E' consigliato l'attraversamento della galleria, che non richiede l'utilizzo di torce elettriche,
per raggiungere la cava. La galleria termina su un terrazzo di cava, ora messo in sicurezza
con l'istallazione di una ringhiera in metallo, da dove si gode di un ampio panorama sulla cava
stessa e su
Vernante.
La
Cava di Bec Moler,
utilizzata come cava di silice per la vetreria di
Vernante,
è stata coltivata fino agli anni sessanta, quando venne abbandonata in favore
di cave più redditizie nel comune di
Robilante.
La galleria principale di accesso è ancora percorribile e consente di osservare
dall'alto la cava: la natura ha in breve approfittato della fine dell'ingerenza umana, e
sulle terrazze di cava stanno comparendo numerose betulle, piante pioniere in grado di
adattarsi anche a condizioni ambientali difficili, che prepareranno il terreno per il
ritorno del bosco.
Prima che avesse inizio l'attività estrattiva, dal
Bec Moler,
oggi noto anche come
Croce della Moler,
venivano ricavate le macine (o mole) per i mulini, fatto che spiega il toponimo del monte.
Con un pizzico di attenzione è ancora possibile osservare sulle pareti rocciose
gli intagli circolari dai quali sono state estratte le macine.
L'estrazione, effettuata con un lavoro a scalpello in loco, non sempre andava a buon fine, come
testimonia una macina spezzatasi durante la fase di estrazione ed in parte ancora attaccata alla
roccia madre.
[-]
Lasciata a destra la galleria d'ingresso alla cava, si continua a sinistra
sulla pista sterrata che s'innalza con altri ripidi tornanti fino ad un modesto
colletto, dove si incontra un trivio: di fronte un sentierino scende alla
Funtana Bleu
(o Fontana Blu)
e da lì a
Vernante
via
Vallon Secco,
a destra si stacca una mulattiera per il
Bec Moler
(talvolta indicato semplicemente come
La Roccia),
a sinistra un sentiero prosegue in direzione di
Tetti Colletta
lungo
La Via di Téit.
Anche in questo caso la deviazione a destra conduce ad un ottimo punto panoramico su
Vernante
e sulla
Val Grande di Palanfré.
Superata una tettoia in legno con annesso tavolo e panche, la mulattiera attraversa
un breve crinale che porta alla base del
Bec Moler.
La mulattiera termina proprio pochi metri sotto la vetta, non raggiungibile tuttavia con
percorso escursionistico.
Imboccata quest'ultima direzione, dopo un tratto in salita poco sotto il crinale,
si cambia versante e si incontrano le
Roccette di Napoleone18.
La storia parla di uno scontro avvenuto l'8 agosto del 1794 in questa
località, allora nota come
Pianot dell'Arp.
Le truppe francesi, al comando del
Generale Bonnau,
scese in valle dal
Colle Arpiola
e dal
Passo del Bec Baral,
si scontarono all'arma bianca con le truppe austro-piemontesi al
comando del
Generale Audezeno.
I Piemontesi indietreggiarono fin sulle pendici del
Monte Sapè,
poi, aiutati dalla popolazione locale, respinsero l'assalto.
Sulle roccette che qui emergono dal terreno sono incise due (forse tre, n.d.r.) croci
in memoria della quindicina di soldati che persero la vita e che qui furono sepolti.
[Pannello informativo in loco]
Si prosegue per un tratto in falsopiano all'interno della faggeta
13.
si tralascia una traccia a destra e si traversa in leggera salita nei pressi del
crinale. Quando si giunge sul crinale che separa il versante del
Vallone Secco
a quello della
Val Grande di Palanfré
si incontra un bivio: si tralascia la traccia meno evidente che continua diritta
lungo il crinale, e ci si tiene a sinistra sul sentiero segnalato che si sposta
sul lato della
Val Grande di Palanfré.
La traccia di destra è il vecchio tracciato per
Tetti Colletta.
Se ne riporta la descrizione per completezza.
Una ripida salita lungo lo spartiacque conduce a un piccolo rudere e,
poco sopra, oltre una piccola radura, ad un bel colletto panoramico
8.
Un breve taglio in costa tra ginepri e betulle alle pendici del
Bric Martinet
porta infine sulla strada sterrata a pochi metri da
Tetti Colletta.
Dopo un tratto in leggera salita a mezzacosta all'interno di un bosco di castagni
si scavalca un costone e si continua fino ad immettersi sulla strada sterrata che
collega
Tetti Renetta,
nel fondovalle, con
Tetti Colletta.
Si segue la sterrata verso destra, salendo in breve a
Tetti Colletta
(1226 m, 1:10 - 1:20 ore da
Vernante).
A Tetti Colletta
si possono osservare i resti del forno comunitario datato 1908 e la curiosa
cisterna per l'approvvigionamento idrico del paese
1,
realizzata nel piano seminterrato di un edifico adiacente al forno.
Nel pilone votivo che domina
Tetti Colletta,
a fianco della Madonna
6
e di San Giovanni Battista,
San Nicolao
7
è raffigurato a benedire la cisterna, sottolineando l'importanza dell'acqua per
l'intera borgata.
Questi ed altri particolari contribuiscono a ricordare come, solo fino agli inizi del XX
secolo, queste borgate fossero abitate da un elevato numero di persone.
Curiosamente, in un recente restauro dell'affresco del pilone, le gocce d'acqua che
scendevano dalla mano di San Nicolao sono state rimpiazzate da più prosaiche
monete...
[-]
Poco prima delle case si imbocca il sentiero che si stacca a sinistra della strada
(segnavia L26A), passa di fronte ai ruderi delle abitazioni e volge a sud sud-est
lungo un costone prativo. Entrati nel bosco si tralascia
quel che resta di una vecchia mulattiera che scende a sinistra e si prosegue
in falsopiano fino a raggiungere
l'Intaglio della Bercia,
dove si ignorano altre due tracce sulla
sinistra, una per
Tetti Pedrin
(segnavia L26), l'altra meno evidente per la località
Due Ponti.
Gli scavi nelle rocce calcaree circostanti indicano una piccola attività
estrattiva volta alla produzione di calce da costruzione.
Aggirato il costone, il sentiero (dal bivio nuovamente segnavia L26), piega ad ovest
e, con una ripida salita lungo un assolato pendio porta dapprima a
Tetti David
(1284 m)
2,
e quindi, dopo aver passato i resti di un abbeveratoio per gli animali e lasciata
una traccia a destra, a
Tetti Bertaina
(1324 m, 0:30 ore da
Tetti Colletta)
491011.
Tipica delle vallate carenti di rocce scistose,
cioè facilmente spaccabili in lastre (lose), la copertura in paglia di segale
era particolarmente diffusa in tutte le vallate monregalesi e nelle vallate
delle Alpi Marittime.
Coltivata per produrre farina, della segale non andava sprecato
nulla: gli steli venivano raggruppati in fasci e fissati all'orditura del tetto
3
per realizzare delle
coperture abbastanza durevoli (oltre 25 anni) e molto isolanti. Le falde del tetto
erano assai più spioventi di quelle dei tetti realizzati in lose, poiché l'orditura
leggera non avrebbe potuto reggere il peso di grossi accumuli nevosi.
Il maggiore svantaggio di una simile copertura era rappresentato dalla facile
infiammabilità, cosa che costrinse all'utilizzo di svariati stratagemmi nella
costruzione di camini e canne fumarie.
[-]
Oltre il costone prativo su cui è arroccata la borgata, il sentiero
punta a nord-ovest, lascia una traccia sulla destra, passa un secondo abbeveratoio e
raggiunge l'impluvio del vallone cui fa capo il
Monte Sapè12.
Attraversato il torrente, si passa sul versante destro orografico del vallone
e si sale in un bosco di faggi su un ampio sentiero
16.
Si entra nel successivo valloncello, e se ne raggiunge l'impluvio, per poi
proseguire fino allo spartiacque con il selvaggio
Vallone di Pioccia, al cui imbocco si trovano i
Tetti Doni
(1484 m, 0:30 - 0:35 ore da
Tetti Bertaina).
Nuovamente su assolati pendii di magri prati e ginepri (in questo susseguirsi
di valloni l'esposizione al sole cambia continuamente), si supera la fresca sorgente
che sgorga poco oltre la borgata, si lascia a destra il sentiero diretto ai pascoli della
Maddalena
e alla
Colla di Prarosso,
e si taglia in leggera discesa fino all'impluvio del
Vallone di Pioccia.
Si guada il torrente, riprendendo il sentiero con l'aiuto di pochi gradini metallici
infissi sui massi. Passati sul versante a nord, si ritrova la faggeta che si attraversa
a mezzacosta in piano su sentiero: dopo una passerella in legno che scavalca
un tratto ripido e scivoloso
17,
si superano in successione tre scoscesi impluvi.
Sia quello principale del
Vallone di Pioccia,
sia i tre impluvi che si incontrano poco oltre in sequenza, sono canali di valanga durante
l'inverno. La neve che qui vi si accumula permane, spesso ghiacciata, anche in primavera
inoltrata.
In tali condizioni l'attraversamento va effettuato con cautela e non sottovalutato.
Sul fondo del vallone si trova il nevaio perenne alla quota più bassa di tutte le Alpi
Marittime e Liguri, alimentato dalle numerose valanghe che scendono lungo gli impluvi del
Vallone di Pioccia.
In epoche passate è stato fonte di approvvigionamento dei blocchi di ghiaccio che,
trasportati a valle, venivano utilizzati nelle celle frigorifere.
[-]
Quando finalmente si esce dall'angusto ma affascinante vallone, si scende
brevemente tra prati
5
e boschi, poi si riprende a salire. Si passano la
Fontana del Saut
e il bivio sulla sinistra per la località
Due Ponti
(segnavia L26B),
quindi si entra nel
Vallone di Franco,
per un colletto ove si trova un piccolo rudere.
Si prosegue a mezzacosta tra prati e ginepri, si superano l'impluvio di questo ennesimo
vallone e la successiva
Fonte Galina,
quindi tra boschetti di faggio si perviene ad un altro colletto,
estremamente panoramico
15,
ove sorgono i
Tetti Cucet
(1501 m, 0:50 - 1:00 ore da
Tetti Doni).
Si trascura la traccia che scende alle poche costruzioni (una delle quali
riattata) e alla borgata, ben più a valle, di
Tetti Baru,
puntando nuovamente ad ovest, in piano nella faggeta.
Oltre l'impluvio di quest'ultimo valloncello ha inizio una discesa piuttosto ripida,
inizialmente con diversi stretti tornanti, poi con un traverso in diagonale
che conduce ai margini di ampi pascoli
14.
Qui si lascia a sinistra il vecchio sentiero che porta sulla strada asfaltata e
si prende il recente sentiero che continua innanzi, verso sud.
Poco oltre, ad una biforcazione, si lascia a sinistra una pista inerbita e
si segue a destra il poco evidente sentiero che, tra i prati, inizia una leggera risalita.
Ci si immette in breve sul più evidente sentiero per i pascoli di
Pianard
e lo si segue verso sinistra.
In pochi metri il sentiero si trasforma in strada sterrata che, a sua volta, raggiunge
il posteggio asfaltato a valle di
Palanfré.
Salendo verso destra lungo la stradina asfaltata si raggiungono prima la chiesetta
poi le graziose abitazioni di
Palanfré
(1379 m, 0:40 - 0:45 ore da
Tetti Cucet).
Accessi
Da Borgo San Dalmazzo si risale la Valle
Vermenagna in direzione di Limone Piemonte fino all'abitato di Vernante.
A Vernante si svolta a destra per Palanfré, seguendo la strada solo per un breve
tratto. Dopo un'area pic-nic attrezzata si incontra un tabellone informativo
in legno sulla Via di Téit. Si prosegue ancora per circa 150 m fino ad arrivare
all'inizio del sentiero, in corrispondenza di un piccolo slargo sul margine
destro della strada.
Note
In caso di presenza di neve, possibile fino a inizio
estate, l'attraversamento del lato destro orografico del Vallone di Pioccia
può comportare qualche rischio ed è consigliabile solo ad escursionisti
esperti.
Pernottamento
--
Cartografia
[Fra n.16] [AsF n.4] [IGC n.8] I riferimenti dettagliati alle carte sono disponibili nella sezione Bibliografia.
Ultimo aggiornamento
Ultimo sopralluogo: Primavera 2017
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17 - Una passerella nel Vallone di Pioccia (2017)1 - La cisterna per l'approvvigionamento idrico di Tetti Colletta, realizzata nel seminterrato di una abitazione (2004)3 - L'orditura di un tetto in paglia a Tetti David (2004)4 - Tetti Bertaina (2004)5 - Frittillaria (Fritillaria tubaeformis var. moggridgei) (2004)2 - Tetti David (2004)12 - Il rio che scende dal Monte Sapè (2009)13 - Un tratto di mulattiera nel bosco di faggio (2009)10 - Interno di un fienile a Tetti Bertaina (2009)15 - Abitazione riattata a Tetti Cucet (2017)14 - I pascoli di Palanfré (a destra) e la Val Grande (a sinistra) visti dal tratto di sentiero che scende a Palanfré (2017)9 - Tetti Bertaina (2009)6 - Il pilone votivo di Tetti Colletta, particolare della raffigurazione della Madonna (2005)7 - Il pilone votivo di Tetti Colletta, particolare della raffigurazione di San Nicolao che benedice la cisterna del paese (2005)8 - La testata della Val Grande con, a sinistra, il Monte Frisson (2009)18 - Le Roccette di Napoleone, alle spalle del pannello illustrativo loro dedicato (2017)16 - Un tratto dell'ampio sentiero in faggeta tra Tetti Doni e Tetti Cucet (2017)11 - Tetti Bertaina (2009)
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