Rifugio Allavena (1545 m) - bivio presso il Passodell'Incisa (1676 m) - Passo del Corvo (Col du Corbeau) (1404 m) - Col Sandérau (1310 m) - Passo Muratone (Col de Muraton) (1157 m) - La Madonina (1015 m) - Pont de Castou (428 m) - Chapelle Sainte-Anne (529 m) - Saorge (514 m)
+739 / -1770
Dislivello [m]
7:30 - 8:25
Tempo [h:mm]
25633
Distanza [m]
EE
Difficoltà
Tipologia
Il "Sentiero degli Alpini" è conosciuto in mezza Europa: un piccolo
capolavoro di ingegneria, aperto sulle dirupate pareti rocciose dei monti
Pietravecchia e Toraggio, con diversi tratti in semi-galleria e la vista che spesso
spazia fino al mare. Purtroppo l'asperità e la geologia dei luoghi hanno fortemente
danneggiato l'originario tracciato e per questa ragione la parte iniziale della
tappa è una delle due più impegnative dell'intero trekking, con numerosi passaggi
esposti.
Terminata la traversata del Sentiero degli Alpini (eventualmente aggirabile
sul versante francese dello spartiacque con un più agevole percorso) non si
incontrano ulteriori difficoltà, sebbene questa sia anche la più lunga tappa del
trekking: un interminabile mezzacosta scende fino a La Madonina e poi ancora giù,
verso Saorge, attraverso il Vallon de la Madonina e il Vallon de la Bendola. Sono
pochi però i sentieri che danno l'impressione di attraversare luoghi selvaggi e
lontani dalla civiltà al pari del tratto compreso tra La Madonina e il Pont de
Castou, che si snoda tra fitti boschi e profondi orridi.
Saorge, con le sue case
abbarbicate alle pareti rocciose, è uno splendido borgo medievale che merita di
essere visitato in tutta calma.
(1) La presenza di cavi metallici nei tratti esposti consente l'utilizzo di
apposite attrezzature di assicurazione.
(2) La difficoltà torna E dal Passo del Corvo a Saorge.
Dal
Rifugio Allavena
(1545 m)
10
si segue verso nord la strada asfaltata che conduce al
Monte Grai.
Lasciato a destra il sentiero per il
Rifugio Monte Grai
(percorso nella tappa precedente), la strada diventa sterrata.
Se si vuole evitare l'impegnativo tratto del
Sentiero degli Alpini,
è possibile utilizzare un itinerario alternativo sul versante francese.
Si percorre a ritroso la tappa precedente, imboccando a destra il sentiero per il
Monte Grai.
Giunti sulla rotabile ex militare la si segue verso sinistra fino ad incontrare,
dopo 400 metri circa, una diramazione a destra chiusa da una sbarra in metallo. Si
sale allora a destra sull'ampia mulattiera che raggiunge la vicina
Sella d'Agnaira
(1687 m)
e quindi il
Passo della Valletta
(1908 m).
Da qui, su sentiero, si seguono le indicazioni che conducono al
Passo dell'Incisa
(1684 m).
Non si attraversa il valico (si finirebbe sul
Sentiero degli Alpini
lungo il tracciato principale della tappa), ma ci si tiene sul versante
francese, proseguendo a lungo su un aereo sentiero a mezzacosta fino alla
Fonte Dragurina
e al vicino
Passo di Fonte Dragurina
(o Passo della Dragurina).
Superato un brevissimo e non particolarmente impegnativo tratto esposto
attrezzato con funi, si scende a lunghi tornanti con un comodo sentiero
sulle prative pendici meridionali del
Monte Toraggio.
In breve si raggiunge il bivio con il sentiero proveniente dal
Rifugio Allavena
via
Sentiero degli Alpini.
Si svolta a destra e ci si trova nuovamente sul tracciato principale della tappa
(Dislivello: +521/-419 m; Tempo: 2:40 - 3:05 ore; Difficoltà: E; Distanza: 7243 m dal
Rifugio Allavena).
Si continua a lungo su fondo sterrato fino al primo tornante verso destra (circa 1,5
km dal rifugio, segnavia AV-variante), dove si incontra la vecchia
Fontana Italo.
Qui, a sinistra, si stacca il sentiero che si collega al ben più noto
Sentiero degli Alpini.
Il
"Sentiero degli Alpini"
vede la luce tra il 1936 e il 1938, quando gli alti comandi militari decidono di
aprire una via di collegamento tra la caserma del
Monte Grai
e le opere difensive sul
Monte Toraggio
e sul
Monte Pietravecchia,
via che fosse decisamente più defilata al tiro delle artiglierie nemiche
rispetto alle linee di comunicazione già esistenti.
La nuova strada, che inizialmente avrebbe dovuto essere
carrellabile, fu in seguito ridotta a semplice mulattiera adatta al transito di truppe
a piedi e salmerie. Motivo della decisione, oltre alla ristrettezza dei tempi per la
costruzione, vi era anche l'estrema difficoltà tecnica nell'aprire una strada lungo le
dirupate e rocciose pareti del
Monte Pietravecchia.
Il risultato di tanta fatica, a distanza di quasi un secolo, è un sentiero conosciuto
e frequentato da escursionisti di mezza Europa: un piccolo capolavoro di ingegneria,
con diversi tratti in semi-galleria, sempre a picco su vertiginosi precipizi e con il
mare spesso ben visibile all'orizzonte.
Il tempo però, e la geologia dei luoghi, stanno poco a poco cancellando questa
splendida opera: il sentiero, un tempo comoda mulattiera, è oggi percorribile grazie
alle decine e decine di metri di cavi metallici, cui ci si può al limite assicurare,
posizionati dove le frane hanno ridotto la larghezza del sentiero a poche decine di
centimetri.
A onor del vero, alcuni cavi sono provvidenziali, molti altri paiono fin eccessivi
quando il fondo è in buone condizioni (e d'altra parte è fortemente sconsigliata la
percorrenza con pioggia o meteo avverso).
[Le Strade dei Cannoni, pp.212-214]
[-]
Passando alle spalle della più recente costruzione per la captazione idrica, un esile
sentierino (il primo breve tratto attrezzato non presenta particolari difficoltà)
taglia a mezzacosta scoscesi pendii poi, oltre un impluvio, entra nel lariceto.
Subito ci si immette su una mulattiera: si lascia il ramo di destra per il
Passo della Valletta
e il
Monte Pietravecchia,
e si scende a sinistra in direzione della
Gola dell'Incisa.
Superato un secondo tratto attrezzato subito oltre un piccolo impluvio,
la discesa prosegue dolcemente tra larici e abeti fin quando, quasi improvvisamente,
ci si ritrova su ripidi pendii rocciosi
2.
Il tracciato, esposto ma ancora agevole, continua in saliscendi assecondando
l'orografia della dorsale orientale del
Monte Pietravecchia:
si incontra una sorgente perenne (la
Fonte di San Martino)
trasformata in fontana
3,
poi si attraversa un brevissimo tratto in galleria
4.
Costante in tutto il percorso è l'incredibile fioritura tardo primaverile
9,
dove a farla da padrone coi loro colori accesi sono indubbiamente i gigli a fiocco
1.
Una prima frana di una certa entità obbliga al primo passaggio un po' delicato.
Qualche svolta porta quindi ad uno dei tratti più spettacolari, interamente scavati in
semi-galleria nella parete rocciosa
65;
ancora sono presenti i resti dei pilastrini che
sorreggevano i corrimano metallici a protezione del lato esposto verso il dirupo.
Sceso qualche altro tornante si incomincia il tratto più impegnativo del percorso,
lungo la quasi verticale parete meridionale del
Monte Pietravecchia8:
numerosi sono i passaggi su tratti franati e, almeno alla data del rilevamento
(estate 2014), le
condizioni delle funi e dei chiodi erano tutt'altro che perfette.
Con le dovute cautele si taglia lungamente il pendio roccioso fino ad arrivare nella
Gola dell'Incisa.
Nell'autunno 2014, successivamente al rilievo effettuato per redigere questo volume,
sono stati eseguiti lavori di ripristino del vecchio tracciato. Un secondo lotto era
previsto per l'estate 2015. Scopo dei lavori la messa in sicurezza del sentiero, in
particolare per quel che riguarda i cavi metallici di assicurazione e i tratti del
fondo non eccessivamente danneggiati.
Il lotto però non prevede interventi nei tratti quasi completamente franati causa
il cedimento della roccia, in particolare lungo le pendici meridionali del
Monte Pietravecchia
e la
Gola dell'Incisa,
per l'oggettiva difficoltà dovuta alle cattive condizioni della roccia.
Purtroppo una nuova frana ha divelto nel 2015 parte dei cavi metallici di assicurazione
nel tratto tra la
Gola dell'Incisa
e i
Prati di Toraggio,
lasciando un passaggio esposto privo di qualunque assicurazione.
Anche in questo caso, dei tornanti della vecchia mulattiera restano poche tracce: la
salita incomincia tra massi e detriti guidati da radi ometti, poi prosegue per ripide
tracce su fini detriti, serpeggiando tra i pochi muretti in pietra rimasti al loro
posto. Gli ultimi tornanti, che si riescono ancora a percorrere seguendo il vecchio
tracciato, portano ad un
bivio presso il Passo dell'Incisa
(1676 m, 1:55 - 2:10 ore dal
Rifugio Allavena):
a destra si raggiungerebbe il vicino valico, mentre bisogna
proseguire a sinistra lungo il
Sentiero degli Alpini
in direzione del
Passo di Fonte Dragurina.
Ci si sposta ora sul versante est del
Monte Toraggio7,
tagliato sempre a mezzacosta dalla vecchia mulattiera ridotta sovente a sentiero.
Numerosi sono i passaggi attrezzati che si incontrano durante la moderata salita, ma
nessuno realmente impegnativo. Quando alcuni tornanti fanno guadagnare un po' di
quota, si aggira la dorsale est del
Monte Toraggio
e lo scenario muta improvvisamente: le severe pareti di roccia sono rimpiazzate da ben
più dolci pendii prativi (anche noti come i
Prati di Toraggio)
e, all'orizzonte, si staglia nitido il mare.
Poco oltre si ignora a destra la traccia che, in salita, taglia direttamente al
Passo di Fonte Dragurina.
Si traversa invece a lungo in dolce discesa fino ad un bivio: tralasciando la
diramazione a destra per il
Passo di Fonte Dragurina,
si continua innanzi in direzione del
Passo Muratone
e di
Gouta.
Da questo punto ci si trova sul tracciato dell'Alta Via dei Monti Liguri, della quale il
Sentiero degli Alpini
costituisce una variante, e sulla tappa R157 della Via Alpina, che si seguirà per
intero fino a
Saorge.
Qui arriva chi sceglie di evitare il
Sentiero degli Alpini
e percorre la variante sopra descritta.
La discesa prosegue a lunghi tornanti fino ad incontrare un'ulteriore
biforcazione: si trascura la traccia che prosegue diritta per
Buggio
e
Pigna
e si piega a destra per il
Passo Muratone.
Si incomincia un lunghissimo tratto a mezzacosta (due brevi
passaggi attrezzati con funi paiono forse eccessivi), quasi
in piano, con percorso semicircolare ad attraversare in quota tutta la
Gola del Corvo.
Il sentiero - solo a tratti appare la vecchia mulattiera - si porta così al
Passo del Corvo
(Col du Corbeau,
1404 m, 1:20 - 1:30 ore dal
bivio presso il Passo dell'Incisa).
Al valico, minuscolo intaglio lungo lo spartiacque, si abbandona il sentiero
che prosegue diritto per il
Passo Muratone
(segnavia AV) e si svolta a destra, dirigendosi al
Passo Muratone
via
Col Sandérau
(segnavia Via Alpina R157).
Ancora una volta in questa tappa è possibile scegliere una variante meno
spettacolare ma più agevole.
Proseguendo diritti al
Passo del Corvo,
il sentiero, decisamente in condizioni migliori, inizia una lenta ma
lunga discesa. Divenuto comoda mulattiera, si immette su una strada sterrata presso un tornante
di quest'ultima.
Si segue la strada verso sinistra (a destra ci si porterebbe verso il
Monte Lega,
sede di una grossa Opera del Vallo Alpino, la
Batteria del Monte Lega,
armata con quattro pezzi da 75/27 e due mitragliatrici Fiat 14/35),
passando di fronte al
Rifugio Muratone
e poi raggiungendo il
Passo Muratone.
Dal valico si prosegue come per l'itinerario principale
(Dislivello: +28/-275 m; Tempo: 0:45 - 0:50 ore; Difficoltà: E; Distanza: 2813 m dal
Passo del Corvo).
Il sentierino scende nel bosco in notevole pendenza, tagliando pendii scoscesi;
doppiato un costone, si passa una curiosa transenna in metallo, si lascia a destra un sentiero e,
con qualche saliscendi si aggira in quota il
Vallon de Sandérau
fino a portarsi sul
Col Sandérau
(1310 m circa, 0:30 - 0:35 ore dal
Passo del Corvo),
prestando un minimo di attenzione ad alcuni brevi tratti interessati da frane o smottamenti.
Oltre il colletto il sentiero, decisamente più agevole e con il fondo inerbito, riprende a
perdere quota tagliando i fianchi settentrionali del
Monte Lega13
e raggiunge il
Passo Muratone
(Col de Muraton, 1157 m, 0:20 - 0:25 ore dal
Col Sandérau),
dove si immette su una strada sterrata.
Il valico è un vero crocevia dal quale si dipartono carrabili e sentieri:
per dirigersi a
Saorge,
bisogna imboccare la seconda diramazione verso destra, una strada sterrata
che si stacca in direzione ovest nord-ovest in leggera discesa
(rinvenibili indicazioni poco ortodosse per
Saorge).
La strada, piuttosto monotona, serpeggia nel bosco per oltre tre chilometri,
seguendo la tormentata orografia dei valloni.
La storia del confine tra Italia e Francia nella zona di Ventimiglia e della
Val Roya è oltremodo tormentata.
Senza risalire troppo indietro nel tempo, all'epoca del Trattato di Torino del 1760,
che ridefinisce i confini tra i regni francese e sabaudo, la Val Roya risulta tagliata
in due dal confine tra quest'ultimo e la Repubblica di Genova,
a valle di
Breglio.
Con il trattato di Parigi del 1796, il Regno di Sardegna deve cedere Nizza e la Savoia
alla Francia a seguito delle sconfitte inferte da
Napoleone Bonaparte,
che nell'occasione delle sue campagne militari aveva violato anche la
neutralità della Repubblica di Genova.
Con il Congresso di Vienna del 1815, viene ricostituito il Regno di Sardegna, Nizza e Savoia
incluse, con l'aggiunta dei territori dell'ex Repubblica di Genova: la Val Roya cambia nuovamente
bandiera, ma mantiene l'unità trovata con Napoleone.
Il Trattato di Torino del 1860, sancisce la cessione di Nizza e Savoia alla Francia di
Napoleone III,
quale "ricompensa" per l'appoggio militare durante la seconda guerra
d'indipendenza contro l'Austria. Tuttavia, con il pretesto che Vittorio Emanuele II non si
sarebbe mai privato delle sue Riserve Reali di Caccia (malcelata scusa per mantenere un
certo vantaggio militare su posizioni d'oltralpe), la parte alta della Val Roya viene
tenuta sotto il dominio sabaudo. Nella media Val Roya si costituì così un poco ragionevole
saliente sotto il controllo transalpino, a seguito del passaggio di
Fontano,
Saorgio
e
Breglio
alla Francia.
L'ultimo, definitivo cambiamento avviene al termine della seconda guerra mondiale: con il
Trattato di Parigi del 1947 la parte alta della Val Roya (i comuni di
Tenda
e
Briga)
entrano a far parte del territorio francese. Dopo secoli di guerre, trattati e plebisciti più o
meno regolari, la Val Roya si trova ancora divisa in due, come ai tempi della Repubblica di Genova...
Chi ha risentito maggiormente di questi continui passaggi di mano è forse la comunità
brigasca, unita da lingua e cultura ma divisa dagli avvenimenti storici. Se nel 1760
Briga
e
Morignole
erano uniti, oltre lo spartiacque alpino, con
Piaggia,
Upega,
Carnino,
Realdo
e
Verdeggia,
la situazione del 1947 fotografa un vero e proprio mosaico:
La Brigue
(Briga)
e
Morignole
in Francia;
Realdo
divenuto frazione di
Triora,
in Liguria;
Upega
e
Carnino
a costituire il nuovo comune piemontese di
Briga Alta,
con
Piaggia
come capoluogo.
"Fracta resurget", è il motto del nuovo comune, quasi un auspicio a ritrovare l'unità
spezzata.
E perché tanto disquisire sui confini della Val Roya? Per provare a interpretare la
presenza di due cippi confinari che si incontrano proprio all'ingresso (segnalato da un
grosso cartello) nella Forêt communale de Saorge.
Il più grosso, in cemento, è un termine di confine tra Italia e Francia, sebbene il confine
oggi si trovi distante quasi un chilometro; sembra proprio trovarsi dove passava il confine stabilito
con il Trattato di Torino del 1860.
Il più piccolo, in pietra, quasi certamente più antico, riporta incisa una data purtroppo
non leggibile con certezza, che pare 1874. Sui due lati del cippo si leggono una P ed una S, forse
ad individuare il confine tra i territori comunali di
Pigna
e
Saorge.
La sua presenza, unita ai resti di una mulattiera di notevole fattura che appaiono sporadici tra
La Madonina
e
Saorge,
testimonia come questo percorso costituisse una importante via di comunicazione tra
le Valli Roya e Nervia.
[Cenni storici sul confine italo-francese di Ventimiglia, www.vastera.it/RIVISTA/42/pagine%2042/cenni_storici.htm]
[I Sentieri della Storia, pp.194-196]
Dopo un primo tornante si ignora
una diramazione a sinistra ormai quasi nascosta dalla vegetazione e, dopo il
successivo tornante, la sterrata termina biforcandosi.
Si trascura la pista inerbita a sinistra e si segue l'ampio sentiero di destra.
Il sentiero scende a passare un impluvio, quindi con breve risalita raggiunge il modesto
colletto sede del pilone votivo denominato
La Madonina
(1015 m, 1:00 - 1:05 ore dal
Passo Muratone)
12.
Si ignora a sinistra il sentiero per il
Collet du Mont-Agu
e altre destinazioni,
e si scende sul versante opposto del valico, in direzione del
Pont de Castou
e della
Chapelle Sainte-Anne.
La discesa avviene nel bosco lungo un buon sentiero (una vecchia mulattiera che
appare solo raramente), con innumerevoli tornanti e pendenze abbastanza sostenute.
Persi rapidamente circa 400 metri di quota, il sentiero guada un rio e riduce
notevolmente la pendenza. Ci si sposta ora a mezzacosta, alti sul rio
che scorre incassato nel
Vallon de la Madonina.
Lasciato a destra il sentiero per le
Granges La Baragne,
si entra nel
Vallon de la Bendola,
proseguendo il mezzacosta fino ad una breve quanto inaspettata
galleria scavata nella roccia
11.
Riprendendo a scendere più ripido, il sentiero supera un primo impluvio,
poi attraversa un rio su un bel ponte in pietra e si addentra nelle profonde gole del
Vallon de la Bendola:
il sentiero, abbastanza ampio, taglia strapiombanti pendii rocciosi e
percorre anche un brevissimo tratto in semi-galleria.
Si raggiunge così il
Pont de Castou
(428 m, 1:05 - 1:15 ore da
La Madonina),
splendido ponte in pietra con il quale ci si porta sulla destra orografica del
Vallon de la Bendola.
Con una brevissima risalta si raggiunge la strada sterrata proveniente da
Saorge,
e la si segue verso destra.
Percorso un centinaio di metri in leggera salita, si abbandona la carrareccia per
il sentiero che si stacca sulla destra (attenzione: la diramazione è evidente ma
non immediatamente riconoscibile come itinerario escursionistico).
Con una breve rampa ci si porta nuovamente
sulla vecchia mulattiera, ridotta spesso a sentiero, che procede in moderata salita
poco a monte della strada sterrata.
Si passa alle spalle di alcune abitazioni, tra le quali, un poco discosta sulla
sinistra, si trova la minuscola
Chapelle Sainte-Anne
(529 m, 0:20 ore dal
Pont de Castou),
quindi ci si addentra nell'incassato
Vallon de Pranie.
Si supera il torrente su un bel ponte in pietra
16
(fontana prima del ponte) quindi,
invertita la direzione di marcia e trascurati vari sentieri che si staccano verso destra,
presso lo sbocco del vallone la mulattiera si riporta sulla strada sterrata abbandonata
in precedenza.
Si ignora quasi subito a destra il sentiero segnalato per la
Chapelle Sainte-Croix,
attraversando poco oltre le dirute
Granges Castou.
La sterrata perde quota con due lunghi tornanti poi prosegue in saliscendi
a mezzacosta verso ovest fino ad immettersi sulla strada asfaltata per
Saorge.
Trascurata la mulattiera che, proprio nello stesso punto,
si stacca a sinistra per il
Collet du Mont Agu
(da percorrere nella tappa seguente),
si sale a destra sulla strada asfaltata per raggiungere la bella chiesa della
Madone del Poggio
ed entrare infine nello splendido borgo di
Saorge
(514 m, 1:00 - 1:05 ore dalla
Chapelle Sainte-Anne)
1415.
Saorge
(un tempo
Saorgio)
è un affascinante villagio medievale la cui architettura è tipicamente ligure;
per le sue costruzioni abbarbicate una sull'altra ed attaccate a scoscese pareti rocciose
viene spesso paragonato ad un villaggio tibetano.
Oltre all'architetura tipica, in paese meritano una visita la barocca
Eglise Saint Savour
e il monastero, antico convento francescano fondato nel 1633.
Il villaggio, sicuramente già abitato in epoca romana, viene menzionato in atti pubblici
nel X secolo e, successivamente, nel 1092 in occasione della donazione da parte degli abitanti di
Saorge
della chiesa romanica della
Madonna del Poggio
ai monaci di
Lerino (oggi Lérins, presso Cannes).
Per la sua collocazione su una parete rocciosa a picco sulle gole del
Torrente Roya,
Saorge
ha rivestito nei secoli una eccezionale importanza strategica.
I castelli e i forti ivi costruiti, sebbene non abbiano sempre avuto sorti benevole,
sono sempre stati considerati inespugnabili.
Delle tre fortificazioni di cui si ha notizia, il
Forte di San Giorgio,
ultimo in ordine di tempo, ha dovuto subire una fine ingloriosa.
Durante la campagna d'Italia del 1794, su suggerimento di
Napoleone Bonaparte,
le armate francesi rinunciano all'assalto frontale a
Saorgio
e optano per un aggiramento ad est, violando la neutralità della Repubblica di Genova.
Dilagate fino in Val Tanaro, le armate francesi minacciano di scendere in Val Roya
dalla Valle Argentina, accerchiando quindi completamente
Saorgio.
Il
Barone di Saint-Amour,
governatore del
Forte di San Giorgio,
disobbedendo agli ordini di difendere il forte fin tanto avesse potuto,
abbandona nottetempo la posizione per ripiegare su
Tenda.
Per questo suo gesto, ed in considerazione del fatto che si riteneva che il forte di
Saorgio
potesse resistere per almeno un anno, il barone verrà fucilato a Torino dopo
un processo militare.
I francesi, increduli, occupano il forte e ne decidono la distruzione: ci vorranno ben 33
giorni ai genieri francesi per ridurre in macerie l'intero complesso fortificato.
Da Arma di Taggia si risale la Valle Argentina fino a Molini di Triora,
dove si svolta a sinistra per la Colla Langan; qui si prosegue a destra per la
Colla Melosa, dove si trova il Rifugio Allavena.
Da Ventimiglia si risale la Valle Nervia fino a Pigna; poco oltre il paese si
svolta a destra per la Colla Langan e, da qui, a sinistra per la Colla Melosa.
Note
alla data del rilevamento (estate 2014) era in vigore una ordinanza sindacale
che vietava il transito a piedi sul Sentiero degli Alpini nel tratto tra la
Fontana Italo e la Gola dell'Incisa. Con l'esecuzione dei
lavori di messa in sicurezza (vedi nota nella descrizione dell'itinerario)
l'ordinanza dovrebbe venire revocata.
Nel 2015 inoltre una frana ha divelto parte dei cavi di assicurazione tra la
Gola dell'Incisa e i Prati di Toraggio, con conseguente emissione di una ordinanza
di chiusura anche per questa parte del sentiero.
È pertanto consigliato informarsi in merito presso il Comune di Pigna,
presso l'Ente Parco Alpi Liguri o presso i gestori del Rifugio Allavena.
Pernottamento
Gite d'etape de Bergiron,
bergiron.free.fr,
tel. +33 04 93045549, distante circa 15 minuti dal centro di Saorge in direzione della
Chapelle Sainte-Croix.
A Saorge sono possibili altre sistemazioni
www.saorge.fr/saorge-pratique/dormir.html.
Cartografia
[IGN n.3841OT] [AsF n.2] [IGC n.8] [IGC n.14] I riferimenti dettagliati alle carte sono disponibili nella sezione Bibliografia.
Ultimo aggiornamento
Ultimo sopralluogo: Autunno 2014
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