Tappa AM.13

AM.13 Rifugio Allavena - Passo Muratone (Col de Muraton) - Saorge

Rifugio Allavena (1545 m) - bivio presso il Passo dell'Incisa (1676 m) - Passo del Corvo (Col du Corbeau) (1404 m) - Col Sandérau (1310 m) - Passo Muratone (Col de Muraton) (1157 m) - La Madonina (1015 m) - Pont de Castou (428 m) - Chapelle Sainte-Anne (529 m) - Saorge (514 m)

+739 / -1770

Dislivello [m]

7:30 - 8:25

Tempo [h:mm]

25633

Distanza [m]

EE 

Difficoltà

Tipologia

Il "Sentiero degli Alpini" è conosciuto in mezza Europa: un piccolo capolavoro di ingegneria, aperto sulle dirupate pareti rocciose dei monti Pietravecchia e Toraggio, con diversi tratti in semi-galleria e la vista che spesso spazia fino al mare. Purtroppo l'asperità e la geologia dei luoghi hanno fortemente danneggiato l'originario tracciato e per questa ragione la parte iniziale della tappa è una delle due più impegnative dell'intero trekking, con numerosi passaggi esposti. Terminata la traversata del Sentiero degli Alpini (eventualmente aggirabile sul versante francese dello spartiacque con un più agevole percorso) non si incontrano ulteriori difficoltà, sebbene questa sia anche la più lunga tappa del trekking: un interminabile mezzacosta scende fino a La Madonina e poi ancora giù, verso Saorge, attraverso il Vallon de la Madonina e il Vallon de la Bendola. Sono pochi però i sentieri che danno l'impressione di attraversare luoghi selvaggi e lontani dalla civiltà al pari del tratto compreso tra La Madonina e il Pont de Castou, che si snoda tra fitti boschi e profondi orridi. Saorge, con le sue case abbarbicate alle pareti rocciose, è uno splendido borgo medievale che merita di essere visitato in tutta calma.

Carta schematica - Tappa AM.13

Mappa su base © OpenStreetMap contributors - licenza CC-BY-SA

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Profilo altimetrico - Tappa am.13
A Da Rifugio Allavena (1545 m) a: Dislivello [m] Tempo [h:mm] Distanza [m] Difficoltà Segnavia
B bivio presso il Passo dell'Incisa (1676 m) +370 / -239 1:55 - 2:10 5760 EE/EEA (1) AV (variante)
C Passo del Corvo (Col du Corbeau) (1404 m) +461 / -602 3:15 - 3:40 10637 EE AV (variante) » AV | Via Alpina R157
D Col Sandérau (1310 m) +493 / -728 3:45 - 4:15 12631 EE (2) Via Alpina R157
E Passo Muratone (Col de Muraton) (1157 m) +493 / -881 4:05 - 4:40 13915 EE (2) Via Alpina R157
F La Madonina (1015 m) +532 / -1062 5:05 - 5:45 17614 EE (2) Via Alpina R157
G Pont de Castou (428 m) +532 / -1649 6:10 - 7:00 21354 EE (2) Via Alpina R157
H Chapelle Sainte-Anne (529 m) +633 / -1649 6:30 - 7:20 22159 EE (2) Via Alpina R157
I Saorge (514 m) +739 / -1770 7:30 - 8:25 25633 EE (2) Via Alpina R157

(1) La presenza di cavi metallici nei tratti esposti consente l'utilizzo di apposite attrezzature di assicurazione.
(2) La difficoltà torna E dal Passo del Corvo a Saorge.

Dal Rifugio Allavena (1545 m) 10 si segue verso nord la strada asfaltata che conduce al Monte Grai. Lasciato a destra il sentiero per il Rifugio Monte Grai (percorso nella tappa precedente), la strada diventa sterrata.

Se si vuole evitare l'impegnativo tratto del Sentiero degli Alpini, è possibile utilizzare un itinerario alternativo sul versante francese.
Si percorre a ritroso la tappa precedente, imboccando a destra il sentiero per il Monte Grai. Giunti sulla rotabile ex militare la si segue verso sinistra fino ad incontrare, dopo 400 metri circa, una diramazione a destra chiusa da una sbarra in metallo. Si sale allora a destra sull'ampia mulattiera che raggiunge la vicina Sella d'Agnaira (1687 m) e quindi il Passo della Valletta (1908 m). Da qui, su sentiero, si seguono le indicazioni che conducono al Passo dell'Incisa (1684 m).
Non si attraversa il valico (si finirebbe sul Sentiero degli Alpini lungo il tracciato principale della tappa), ma ci si tiene sul versante francese, proseguendo a lungo su un aereo sentiero a mezzacosta fino alla Fonte Dragurina e al vicino Passo di Fonte Dragurina (o Passo della Dragurina). Superato un brevissimo e non particolarmente impegnativo tratto esposto attrezzato con funi, si scende a lunghi tornanti con un comodo sentiero sulle prative pendici meridionali del Monte Toraggio. In breve si raggiunge il bivio con il sentiero proveniente dal Rifugio Allavena via Sentiero degli Alpini. Si svolta a destra e ci si trova nuovamente sul tracciato principale della tappa (Dislivello: +521/-419 m; Tempo: 2:40 - 3:05 ore; Difficoltà: E; Distanza: 7243 m dal Rifugio Allavena).

Si continua a lungo su fondo sterrato fino al primo tornante verso destra (circa 1,5 km dal rifugio, segnavia AV-variante), dove si incontra la vecchia Fontana Italo. Qui, a sinistra, si stacca il sentiero che si collega al ben più noto Sentiero degli Alpini.

Il "Sentiero degli Alpini" vede la luce tra il 1936 e il 1938, quando gli alti comandi militari decidono di aprire una via di collegamento tra la caserma del Monte Grai e le opere difensive sul Monte Toraggio e sul Monte Pietravecchia, via che fosse decisamente più defilata al tiro delle artiglierie nemiche rispetto alle linee di comunicazione già esistenti. La nuova strada, che inizialmente avrebbe dovuto essere carrellabile, fu in seguito ridotta a semplice mulattiera adatta al transito di truppe a piedi e salmerie. Motivo della decisione, oltre alla ristrettezza dei tempi per la costruzione, vi era anche l'estrema difficoltà tecnica nell'aprire una strada lungo le dirupate e rocciose pareti del Monte Pietravecchia. Il risultato di tanta fatica, a distanza di quasi un secolo, è un sentiero conosciuto e frequentato da escursionisti di mezza Europa: un piccolo capolavoro di ingegneria, con diversi tratti in semi-galleria, sempre a picco su vertiginosi precipizi e con il mare spesso ben visibile all'orizzonte. Il tempo però, e la geologia dei luoghi, stanno poco a poco cancellando questa splendida opera: il sentiero, un tempo comoda mulattiera, è oggi percorribile grazie alle decine e decine di metri di cavi metallici, cui ci si può al limite assicurare, posizionati dove le frane hanno ridotto la larghezza del sentiero a poche decine di centimetri. A onor del vero, alcuni cavi sono provvidenziali, molti altri paiono fin eccessivi quando il fondo è in buone condizioni (e d'altra parte è fortemente sconsigliata la percorrenza con pioggia o meteo avverso).

[Le Strade dei Cannoni, pp.212-214]
[-]

Passando alle spalle della più recente costruzione per la captazione idrica, un esile sentierino (il primo breve tratto attrezzato non presenta particolari difficoltà) taglia a mezzacosta scoscesi pendii poi, oltre un impluvio, entra nel lariceto. Subito ci si immette su una mulattiera: si lascia il ramo di destra per il Passo della Valletta e il Monte Pietravecchia, e si scende a sinistra in direzione della Gola dell'Incisa. Superato un secondo tratto attrezzato subito oltre un piccolo impluvio, la discesa prosegue dolcemente tra larici e abeti fin quando, quasi improvvisamente, ci si ritrova su ripidi pendii rocciosi 2.
Il tracciato, esposto ma ancora agevole, continua in saliscendi assecondando l'orografia della dorsale orientale del Monte Pietravecchia: si incontra una sorgente perenne (la Fonte di San Martino) trasformata in fontana 3, poi si attraversa un brevissimo tratto in galleria 4.

Costante in tutto il percorso è l'incredibile fioritura tardo primaverile 9, dove a farla da padrone coi loro colori accesi sono indubbiamente i gigli a fiocco 1.

Una prima frana di una certa entità obbliga al primo passaggio un po' delicato. Qualche svolta porta quindi ad uno dei tratti più spettacolari, interamente scavati in semi-galleria nella parete rocciosa 65; ancora sono presenti i resti dei pilastrini che sorreggevano i corrimano metallici a protezione del lato esposto verso il dirupo. Sceso qualche altro tornante si incomincia il tratto più impegnativo del percorso, lungo la quasi verticale parete meridionale del Monte Pietravecchia 8: numerosi sono i passaggi su tratti franati e, almeno alla data del rilevamento (estate 2014), le condizioni delle funi e dei chiodi erano tutt'altro che perfette. Con le dovute cautele si taglia lungamente il pendio roccioso fino ad arrivare nella Gola dell'Incisa.

Nell'autunno 2014, successivamente al rilievo effettuato per redigere questo volume, sono stati eseguiti lavori di ripristino del vecchio tracciato. Un secondo lotto era previsto per l'estate 2015. Scopo dei lavori la messa in sicurezza del sentiero, in particolare per quel che riguarda i cavi metallici di assicurazione e i tratti del fondo non eccessivamente danneggiati. Il lotto però non prevede interventi nei tratti quasi completamente franati causa il cedimento della roccia, in particolare lungo le pendici meridionali del Monte Pietravecchia e la Gola dell'Incisa, per l'oggettiva difficoltà dovuta alle cattive condizioni della roccia.
Purtroppo una nuova frana ha divelto nel 2015 parte dei cavi metallici di assicurazione nel tratto tra la Gola dell'Incisa e i Prati di Toraggio, lasciando un passaggio esposto privo di qualunque assicurazione.

Anche in questo caso, dei tornanti della vecchia mulattiera restano poche tracce: la salita incomincia tra massi e detriti guidati da radi ometti, poi prosegue per ripide tracce su fini detriti, serpeggiando tra i pochi muretti in pietra rimasti al loro posto. Gli ultimi tornanti, che si riescono ancora a percorrere seguendo il vecchio tracciato, portano ad un bivio presso il Passo dell'Incisa (1676 m, 1:55 - 2:10 ore dal Rifugio Allavena): a destra si raggiungerebbe il vicino valico, mentre bisogna proseguire a sinistra lungo il Sentiero degli Alpini in direzione del Passo di Fonte Dragurina.
Ci si sposta ora sul versante est del Monte Toraggio 7, tagliato sempre a mezzacosta dalla vecchia mulattiera ridotta sovente a sentiero. Numerosi sono i passaggi attrezzati che si incontrano durante la moderata salita, ma nessuno realmente impegnativo. Quando alcuni tornanti fanno guadagnare un po' di quota, si aggira la dorsale est del Monte Toraggio e lo scenario muta improvvisamente: le severe pareti di roccia sono rimpiazzate da ben più dolci pendii prativi (anche noti come i Prati di Toraggio) e, all'orizzonte, si staglia nitido il mare. Poco oltre si ignora a destra la traccia che, in salita, taglia direttamente al Passo di Fonte Dragurina. Si traversa invece a lungo in dolce discesa fino ad un bivio: tralasciando la diramazione a destra per il Passo di Fonte Dragurina, si continua innanzi in direzione del Passo Muratone e di Gouta.

Da questo punto ci si trova sul tracciato dell'Alta Via dei Monti Liguri, della quale il Sentiero degli Alpini costituisce una variante, e sulla tappa R157 della Via Alpina, che si seguirà per intero fino a Saorge. Qui arriva chi sceglie di evitare il Sentiero degli Alpini e percorre la variante sopra descritta.

La discesa prosegue a lunghi tornanti fino ad incontrare un'ulteriore biforcazione: si trascura la traccia che prosegue diritta per Buggio e Pigna e si piega a destra per il Passo Muratone. Si incomincia un lunghissimo tratto a mezzacosta (due brevi passaggi attrezzati con funi paiono forse eccessivi), quasi in piano, con percorso semicircolare ad attraversare in quota tutta la Gola del Corvo. Il sentiero - solo a tratti appare la vecchia mulattiera - si porta così al Passo del Corvo (Col du Corbeau, 1404 m, 1:20 - 1:30 ore dal bivio presso il Passo dell'Incisa). Al valico, minuscolo intaglio lungo lo spartiacque, si abbandona il sentiero che prosegue diritto per il Passo Muratone (segnavia AV) e si svolta a destra, dirigendosi al Passo Muratone via Col Sandérau (segnavia Via Alpina R157).

Ancora una volta in questa tappa è possibile scegliere una variante meno spettacolare ma più agevole. Proseguendo diritti al Passo del Corvo, il sentiero, decisamente in condizioni migliori, inizia una lenta ma lunga discesa. Divenuto comoda mulattiera, si immette su una strada sterrata presso un tornante di quest'ultima. Si segue la strada verso sinistra (a destra ci si porterebbe verso il Monte Lega, sede di una grossa Opera del Vallo Alpino, la Batteria del Monte Lega, armata con quattro pezzi da 75/27 e due mitragliatrici Fiat 14/35), passando di fronte al Rifugio Muratone e poi raggiungendo il Passo Muratone. Dal valico si prosegue come per l'itinerario principale (Dislivello: +28/-275 m; Tempo: 0:45 - 0:50 ore; Difficoltà: E; Distanza: 2813 m dal Passo del Corvo).

Il sentierino scende nel bosco in notevole pendenza, tagliando pendii scoscesi; doppiato un costone, si passa una curiosa transenna in metallo, si lascia a destra un sentiero e, con qualche saliscendi si aggira in quota il Vallon de Sandérau fino a portarsi sul Col Sandérau (1310 m circa, 0:30 - 0:35 ore dal Passo del Corvo), prestando un minimo di attenzione ad alcuni brevi tratti interessati da frane o smottamenti.
Oltre il colletto il sentiero, decisamente più agevole e con il fondo inerbito, riprende a perdere quota tagliando i fianchi settentrionali del Monte Lega 13 e raggiunge il Passo Muratone (Col de Muraton, 1157 m, 0:20 - 0:25 ore dal Col Sandérau), dove si immette su una strada sterrata.
Il valico è un vero crocevia dal quale si dipartono carrabili e sentieri: per dirigersi a Saorge, bisogna imboccare la seconda diramazione verso destra, una strada sterrata che si stacca in direzione ovest nord-ovest in leggera discesa (rinvenibili indicazioni poco ortodosse per Saorge). La strada, piuttosto monotona, serpeggia nel bosco per oltre tre chilometri, seguendo la tormentata orografia dei valloni.

La storia del confine tra Italia e Francia nella zona di Ventimiglia e della Val Roya è oltremodo tormentata. Senza risalire troppo indietro nel tempo, all'epoca del Trattato di Torino del 1760, che ridefinisce i confini tra i regni francese e sabaudo, la Val Roya risulta tagliata in due dal confine tra quest'ultimo e la Repubblica di Genova, a valle di Breglio. Con il trattato di Parigi del 1796, il Regno di Sardegna deve cedere Nizza e la Savoia alla Francia a seguito delle sconfitte inferte da Napoleone Bonaparte, che nell'occasione delle sue campagne militari aveva violato anche la neutralità della Repubblica di Genova. Con il Congresso di Vienna del 1815, viene ricostituito il Regno di Sardegna, Nizza e Savoia incluse, con l'aggiunta dei territori dell'ex Repubblica di Genova: la Val Roya cambia nuovamente bandiera, ma mantiene l'unità trovata con Napoleone. Il Trattato di Torino del 1860, sancisce la cessione di Nizza e Savoia alla Francia di Napoleone III, quale "ricompensa" per l'appoggio militare durante la seconda guerra d'indipendenza contro l'Austria. Tuttavia, con il pretesto che Vittorio Emanuele II non si sarebbe mai privato delle sue Riserve Reali di Caccia (malcelata scusa per mantenere un certo vantaggio militare su posizioni d'oltralpe), la parte alta della Val Roya viene tenuta sotto il dominio sabaudo. Nella media Val Roya si costituì così un poco ragionevole saliente sotto il controllo transalpino, a seguito del passaggio di Fontano, Saorgio e Breglio alla Francia. L'ultimo, definitivo cambiamento avviene al termine della seconda guerra mondiale: con il Trattato di Parigi del 1947 la parte alta della Val Roya (i comuni di Tenda e Briga) entrano a far parte del territorio francese. Dopo secoli di guerre, trattati e plebisciti più o meno regolari, la Val Roya si trova ancora divisa in due, come ai tempi della Repubblica di Genova...
Chi ha risentito maggiormente di questi continui passaggi di mano è forse la comunità brigasca, unita da lingua e cultura ma divisa dagli avvenimenti storici. Se nel 1760 Briga e Morignole erano uniti, oltre lo spartiacque alpino, con Piaggia, Upega, Carnino, Realdo e Verdeggia, la situazione del 1947 fotografa un vero e proprio mosaico: La Brigue (Briga) e Morignole in Francia; Realdo divenuto frazione di Triora, in Liguria; Upega e Carnino a costituire il nuovo comune piemontese di Briga Alta, con Piaggia come capoluogo. "Fracta resurget", è il motto del nuovo comune, quasi un auspicio a ritrovare l'unità spezzata.
E perché tanto disquisire sui confini della Val Roya? Per provare a interpretare la presenza di due cippi confinari che si incontrano proprio all'ingresso (segnalato da un grosso cartello) nella Forêt communale de Saorge. Il più grosso, in cemento, è un termine di confine tra Italia e Francia, sebbene il confine oggi si trovi distante quasi un chilometro; sembra proprio trovarsi dove passava il confine stabilito con il Trattato di Torino del 1860.
Il più piccolo, in pietra, quasi certamente più antico, riporta incisa una data purtroppo non leggibile con certezza, che pare 1874. Sui due lati del cippo si leggono una P ed una S, forse ad individuare il confine tra i territori comunali di Pigna e Saorge. La sua presenza, unita ai resti di una mulattiera di notevole fattura che appaiono sporadici tra La Madonina e Saorge, testimonia come questo percorso costituisse una importante via di comunicazione tra le Valli Roya e Nervia.

[Cenni storici sul confine italo-francese di Ventimiglia, www.vastera.it/RIVISTA/42/pagine%2042/cenni_storici.htm]
[I Sentieri della Storia, pp.194-196]

Dopo un primo tornante si ignora una diramazione a sinistra ormai quasi nascosta dalla vegetazione e, dopo il successivo tornante, la sterrata termina biforcandosi. Si trascura la pista inerbita a sinistra e si segue l'ampio sentiero di destra. Il sentiero scende a passare un impluvio, quindi con breve risalita raggiunge il modesto colletto sede del pilone votivo denominato La Madonina (1015 m, 1:00 - 1:05 ore dal Passo Muratone) 12.
Si ignora a sinistra il sentiero per il Collet du Mont-Agu e altre destinazioni, e si scende sul versante opposto del valico, in direzione del Pont de Castou e della Chapelle Sainte-Anne. La discesa avviene nel bosco lungo un buon sentiero (una vecchia mulattiera che appare solo raramente), con innumerevoli tornanti e pendenze abbastanza sostenute. Persi rapidamente circa 400 metri di quota, il sentiero guada un rio e riduce notevolmente la pendenza. Ci si sposta ora a mezzacosta, alti sul rio che scorre incassato nel Vallon de la Madonina. Lasciato a destra il sentiero per le Granges La Baragne, si entra nel Vallon de la Bendola, proseguendo il mezzacosta fino ad una breve quanto inaspettata galleria scavata nella roccia 11.
Riprendendo a scendere più ripido, il sentiero supera un primo impluvio, poi attraversa un rio su un bel ponte in pietra e si addentra nelle profonde gole del Vallon de la Bendola: il sentiero, abbastanza ampio, taglia strapiombanti pendii rocciosi e percorre anche un brevissimo tratto in semi-galleria. Si raggiunge così il Pont de Castou (428 m, 1:05 - 1:15 ore da La Madonina), splendido ponte in pietra con il quale ci si porta sulla destra orografica del Vallon de la Bendola.
Con una brevissima risalta si raggiunge la strada sterrata proveniente da Saorge, e la si segue verso destra. Percorso un centinaio di metri in leggera salita, si abbandona la carrareccia per il sentiero che si stacca sulla destra (attenzione: la diramazione è evidente ma non immediatamente riconoscibile come itinerario escursionistico). Con una breve rampa ci si porta nuovamente sulla vecchia mulattiera, ridotta spesso a sentiero, che procede in moderata salita poco a monte della strada sterrata. Si passa alle spalle di alcune abitazioni, tra le quali, un poco discosta sulla sinistra, si trova la minuscola Chapelle Sainte-Anne (529 m, 0:20 ore dal Pont de Castou), quindi ci si addentra nell'incassato Vallon de Pranie.
Si supera il torrente su un bel ponte in pietra 16 (fontana prima del ponte) quindi, invertita la direzione di marcia e trascurati vari sentieri che si staccano verso destra, presso lo sbocco del vallone la mulattiera si riporta sulla strada sterrata abbandonata in precedenza. Si ignora quasi subito a destra il sentiero segnalato per la Chapelle Sainte-Croix, attraversando poco oltre le dirute Granges Castou. La sterrata perde quota con due lunghi tornanti poi prosegue in saliscendi a mezzacosta verso ovest fino ad immettersi sulla strada asfaltata per Saorge. Trascurata la mulattiera che, proprio nello stesso punto, si stacca a sinistra per il Collet du Mont Agu (da percorrere nella tappa seguente), si sale a destra sulla strada asfaltata per raggiungere la bella chiesa della Madone del Poggio ed entrare infine nello splendido borgo di Saorge (514 m, 1:00 - 1:05 ore dalla Chapelle Sainte-Anne) 1415.

Saorge (un tempo Saorgio) è un affascinante villagio medievale la cui architettura è tipicamente ligure; per le sue costruzioni abbarbicate una sull'altra ed attaccate a scoscese pareti rocciose viene spesso paragonato ad un villaggio tibetano. Oltre all'architetura tipica, in paese meritano una visita la barocca Eglise Saint Savour e il monastero, antico convento francescano fondato nel 1633.
Il villaggio, sicuramente già abitato in epoca romana, viene menzionato in atti pubblici nel X secolo e, successivamente, nel 1092 in occasione della donazione da parte degli abitanti di Saorge della chiesa romanica della Madonna del Poggio ai monaci di Lerino (oggi Lérins, presso Cannes). Per la sua collocazione su una parete rocciosa a picco sulle gole del Torrente Roya, Saorge ha rivestito nei secoli una eccezionale importanza strategica. I castelli e i forti ivi costruiti, sebbene non abbiano sempre avuto sorti benevole, sono sempre stati considerati inespugnabili. Delle tre fortificazioni di cui si ha notizia, il Forte di San Giorgio, ultimo in ordine di tempo, ha dovuto subire una fine ingloriosa. Durante la campagna d'Italia del 1794, su suggerimento di Napoleone Bonaparte, le armate francesi rinunciano all'assalto frontale a Saorgio e optano per un aggiramento ad est, violando la neutralità della Repubblica di Genova. Dilagate fino in Val Tanaro, le armate francesi minacciano di scendere in Val Roya dalla Valle Argentina, accerchiando quindi completamente Saorgio. Il Barone di Saint-Amour, governatore del Forte di San Giorgio, disobbedendo agli ordini di difendere il forte fin tanto avesse potuto, abbandona nottetempo la posizione per ripiegare su Tenda. Per questo suo gesto, ed in considerazione del fatto che si riteneva che il forte di Saorgio potesse resistere per almeno un anno, il barone verrà fucilato a Torino dopo un processo militare. I francesi, increduli, occupano il forte e ne decidono la distruzione: ci vorranno ben 33 giorni ai genieri francesi per ridurre in macerie l'intero complesso fortificato.

[en.wikipedia.org/wiki/Battle_of_Saorgio]
[www.sanremonews.it/2014/03/29/leggi-notizia/argomenti/entroterra/articolo/saorgio-oggi-saorge-crocevia-della-storia-con-i-suoi-monumenti-e-vestigia-antiche.html]
[www.comune.triora.im.it/Guidaalpaese/tabid/10686/Default.aspx?IDPagina=3933]

Accessi

Da Arma di Taggia si risale la Valle Argentina fino a Molini di Triora, dove si svolta a sinistra per la Colla Langan; qui si prosegue a destra per la Colla Melosa, dove si trova il Rifugio Allavena.
Da Ventimiglia si risale la Valle Nervia fino a Pigna; poco oltre il paese si svolta a destra per la Colla Langan e, da qui, a sinistra per la Colla Melosa.

Note

alla data del rilevamento (estate 2014) era in vigore una ordinanza sindacale che vietava il transito a piedi sul Sentiero degli Alpini nel tratto tra la Fontana Italo e la Gola dell'Incisa. Con l'esecuzione dei lavori di messa in sicurezza (vedi nota nella descrizione dell'itinerario) l'ordinanza dovrebbe venire revocata.
Nel 2015 inoltre una frana ha divelto parte dei cavi di assicurazione tra la Gola dell'Incisa e i Prati di Toraggio, con conseguente emissione di una ordinanza di chiusura anche per questa parte del sentiero.
È pertanto consigliato informarsi in merito presso il Comune di Pigna, presso l'Ente Parco Alpi Liguri o presso i gestori del Rifugio Allavena.

Pernottamento

Gite d'etape de Bergiron, bergiron.free.fr, tel. +33 04 93045549, distante circa 15 minuti dal centro di Saorge in direzione della Chapelle Sainte-Croix.
A Saorge sono possibili altre sistemazioni www.saorge.fr/saorge-pratique/dormir.html.

Cartografia

[IGN n.3841OT] [AsF n.2] [IGC n.8] [IGC n.14]
I riferimenti dettagliati alle carte sono disponibili nella sezione Bibliografia.

Ultimo aggiornamento

Ultimo sopralluogo: Autunno 2014

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7 - Il Monte Toraggio (2014)
7 - Il Monte Toraggio (2014)
8 - Il Monte Pietravecchia (2014)
8 - Il Monte Pietravecchia (2014)
14 - L'Eglise Saint Savour a Saorge (2014)
14 - L'Eglise Saint Savour a Saorge (2014)
6 - Uno dei tratti più spettacolari del Sentiero degli Alpini, con il Monte Toraggio sullo sfondo  (2014)
6 - Uno dei tratti più spettacolari del Sentiero degli Alpini, con il Monte Toraggio sullo sfondo (2014)
13 - Un tratto di sentiero tra il Passo del Corvo e il Passo Muratone (2014)
13 - Un tratto di sentiero tra il Passo del Corvo e il Passo Muratone (2014)
15 - Saorge, scorcio notturno (2014)
15 - Saorge, scorcio notturno (2014)
4 - Il brevissimo tratto in galleria (2014)
4 - Il brevissimo tratto in galleria (2014)
12 - Il pilone votivo de La Madonina (2014)
12 - Il pilone votivo de La Madonina (2014)
16 - Il ponte in pietra nel Vallon de Pranie (2014)
16 - Il ponte in pietra nel Vallon de Pranie (2014)
3 - La Fontana di San Martino (2014)
3 - La Fontana di San Martino (2014)
10 - Il Rifugio Allavena (2014)
10 - Il Rifugio Allavena (2014)
11 - Il brevissimo tratto in galleria nel Vallon de la Bendola (2014)
11 - Il brevissimo tratto in galleria nel Vallon de la Bendola (2014)
2 - Il tratto iniziale del Sentiero degli Alpini (2014)
2 - Il tratto iniziale del Sentiero degli Alpini (2014)
9 - Giglio di San Giovanni (<i>Lilium bulbiferum</i> (2014)
9 - Giglio di San Giovanni (Lilium bulbiferum (2014)
5 - Un tratto in semi-galleria del Sentiero degli Alpini (2014)
5 - Un tratto in semi-galleria del Sentiero degli Alpini (2014)
1 - Giglio pomponio, o Giglio a fiocco (<i>Lilium pomponium</i>) (2014)
1 - Giglio pomponio, o Giglio a fiocco (Lilium pomponium) (2014)