AM.08 Refuge de Valmasque - Replat du Sabion - Fort de Giaure - Limonetto
Refuge de Valmasque (2233 m) - Lac Vert (2221 m) - bivio per il Lac del'Agnel (1844 m) - Replat du Sabion (2232 m) - Baisse de Barchenzane (2075 m) - Fort de Giaure (2254 m) - Laghetto dell'Abisso (2207 m) - Bassa sovrana diMargheria (Baisse du Pera) (2079 m) - Gias Boero (1631 m) - Limonetto (1294 m)
+832 / -1771
Dislivello [m]
6:50 - 7:45
Tempo [h:mm]
21231
Distanza [m]
E
Difficoltà
Tipologia
La parte decisamente più accattivante di questa lunga tappa è compresa tra la il
Refuge de Valmasque e la Bassa sovrana di Margheria. Dopo la piacevole discesa tra i
larici nel Vallon de Valmasque si risale, su tracce di sentiero (non segnalate ma
evidenti), fino allo splendido Replat du Sabion, oasi di dolci declivi prativi in
mezzo a montagne severe, punteggiato da laghetti spesso asciutti nel periodo estivo e
spoglio da vegetazione arborea.
Godibilissimo, assai vario e molto panoramico il
tratto che conduce al Fort de Giaure: a discapito del nome francese assunto dopo la
revisione dei confini del 1947, si tratta di una fortificazione costruita dagli
italiani sul finire dell'Ottocento, posizionata all'estrema destra dello schieramento
del campo trincerato del Colle di Tenda.
Dopo il grazioso Laghetto dell'Abisso,
raggiunto con un'ardita quanto aerea mulattiera ex militare, la discesa su Limonetto,
abbastanza ripida e non particolarmente accattivante, si svolge su sentieri ben poco
frequentati e termina con un lungo tratto di strada sterrata, perlomeno chiusa al
traffico privato.
Dal
Refuge de Valmasque
(2233 m) si scende ai piedi della diga (segnavia Via Alpina)
per poi toccare le sponde del
Lac Vert
(2221, 0:05 ore dal
Refuge de Valmasque).
Con una breve risalita ci si porta sull'ampia mulattiera selciata
3
proveniente dal
Lac du Basto.
La si segue verso sinistra, scendendo a tornanti lungo una bastionata rocciosa.
Ora su buon sentiero, si continua a perdere quota tra i larici, a fianco di una bella cascata,
fino ad incontrare una biforcazione in corrispondenza di un tratto della vecchia rotabile
ex militare proveniente da valle: entrambi i rami si dirigono verso
Casterino,
ma le indicazioni mandano a sinistra.
Specie se si sceglie il ramo di destra, il sentiero incrocia più volte tratti della
strada ex militare. Pur senza aver rinvenuto documentazione storica in proposito, pare che
questo tratto della rotabile sia rimasto incompiuto, e che all'epoca fossero stati realizzati
solo i tornanti e i ponti. La cosa non deve stupire, dal momento che era prassi comune,
dopo aver picchettato il tracciato, iniziare i lavori proprio dalle parti più complesse,
le cosiddette opere d'arte.
In ogni caso, si scende ad un piccolo ma ameno pianoro punteggiato di larici e da qui,
con altra breve discesa, si raggiunge una più ampia piana pascoliva.
Il sentiero costeggia a lungo la sponda destra idrografica del torrente
4,
quindi lo attraversa su una passerella in legno ed infine, con una nuova breve discesa,
si immette sulla rotabile ex-militare già toccata più volte in precedenza.
Si segue verso destra la vecchia rotabile sterrata, qui in ottime condizioni,
scendendo con leggera pendenza lungo il versante destro orografico del
Vallon de Valmasque.
La rotabile stacca a sinistra la mulattiera per la
Vacherie de Valmasque
e, circa un chilometro dopo, incontra a sinistra il
bivio per il Lac de l'Agnel
(1844 m circa, 1:00 - 1:10 ore dal
Refuge de Valmasque).
Al bivio si abbandona la carrareccia che prosegue per Casterino (segnavia Via Alpina)
e si segue il sentiero che, quasi invertendo il senso di marcia, corre parallelo alla
strada e scende a passare il
Ruisseau de Valmasque
su un ponte in legno.
Al bivio non si è eccessivamente distanti dal piccolo paese di
Casterino
che costituisce, per chi volesse suddividere il trekking a metà, una delle due
possibili alternative assieme con
Limonetto.
Volendo scendere su
Casterino
si prosegue dunque lungo la rotabile ex militare,
che taglia ripide pareti rocciose all'interno di una stretta gola, alta sul
corso del torrente,
e termina sulla strada asfaltata proveniente da
Casterino
(in questo punto ci si trova sul confine del Parc National du Mercantour e
ciò spiega la sbarra che chiude l'accesso alla vecchia rotabile).
Si segue la strada asfaltata verso destra (a sinistra si salirebbe verso la
Baisse de Peïrefique)
fino a giungere, in circa 2,5 chilometri, a
Casterino
(1543 m circa),
piccolo centro turistico adagiato ai margini di un bel pianoro
(Dislivello: +0/-301 m; Tempo: 1:00 - 1:10 ore; Difficoltà: T; Distanza: 4085 m).
Chi riprende il trekking da
Casterino,
per tornare sul percorso principale,
di fronte all'hotel Chamois d'Or,
deve attraversare su ponte carrabile il torrente che solca il
Vallon de Casterino.
Sul lato opposto del ponte, sulla sinistra orografica del vallone,
la strada prosegue sterrata. Si ignorano tutte le diramazioni che,
nel tratto iniziale, si dipartono da ambo i lati, una sola delle quali,
peraltro, segnalata (una strada sterrata a destra per la
Baisse d'Ourne
e il
Mont Agnelino).
La strada, divenuta una pista carrabile piuttosto malandata, sale quasi subito
assai ripida: al primo tornante stacca a sinistra una mulattiera poi, dopo
numerose svolte all'interno della pineta, intorno a quota 1700 m lascia ancora a
sinistra una diramazione privata.
Ora nel lariceto, dopo pochi stretti tornanti la strada s'innalza con lunghi traversi
fino ad un incrocio: si ignorano la strada asfaltata a sinistra che torna
Casterino
e la strada sterrata a destra per la
Baisse d'Ourne,
proseguendo diritti sulla strada sterrata per la
Baisse de Peïrefique
e il
Colle di Tenda
(Col de Tende).
La
Baisse de Peïrefique
(2036 m) dista solo poche centinaia di metri e si raggiunge dopo aver staccato a destra
una ennesima pista sterrata (sul valico, ampio e pianeggiante, sono presenti numerose
opere difensive italiane appartenenti al Vallo Alpino).
Si segue il crinale lungo la strada finché, quando questa
piega a destra, la si abbandona per il sentiero che si stacca sulla sinistra (palina e
piccola edicola dedicata a Santa Rita).
Il sentiero attraversa in leggera salita un meraviglioso boschetto di larici
e si porta alla
Baisse de Barchenzane,
dove ci si ricollega all'ottava tappa del trekking
(Dislivello: +532/-0 m; Tempo: 1:50 - 2:05 ore; Difficoltà: T; Distanza: 4668 m).
Subito oltre il ponte si trascura una traccia a sinistra e, attraversato il prato, ci si
innalza subito ripidi tra i larici. Dopo un breve traverso e due tornanti ravvicinati, a quota
1930 circa si imbocca a destra una traccia segnalata solo da un ometto in pietra.
Da questa biforcazione al
Replat du Sabion
il sentiero non presenta alcun tipo di segnaletica, né verticale
né orizzontale, solo qualche rado ometto. La traccia risulta comunque ben evidente
per lungo tratto e, quando si fa più labile, si è ormai in prossimità del
Replat du Sabion,
dove si rintraccia senza particolari problemi l'ampio e segnalato sentiero
lungo il quale prosegue la tappa.
Con strette e ripide serpentine si guadagna rapidamente quota tra radi larici, erba e roccette.
Quando il sentiero piega bruscamente a destra, si tagliano alcune placche rocciose (ometti) a superare
un costone, per poi scendere sul lato opposto con qualche svolta.
Una traccia esile e leggermente esposta
passa ai piedi di altre placche rocciose, compie un breve traverso e riprende a salire
con pendenze meno accentuate,
alta sulla destra orografica della gola scavata dal torrente.
Si entra così in un aperto vallone, tra pascoli e qualche isolato larice:
si guada un paio di volte il torrente che serpeggia su un piccolo pianoro
e si ignora tra i due guadi una traccia che si stacca a destra.
Ora in sinistra orografica, si traversano arrotondati pendii prativi
superando con qualche tornante una modesta balza, dove si lascia a sinistra una traccia.
Il sentiero inizia a farsi decisamente più labile, confuso assieme
alle tracce lasciate dagli animali al pascolo; tuttavia, dopo aver guadagnato ancora
un pò quota, giunge sull'ampio e ondulato
Replat du Sabion
(2232 m circa, 1:15 - 1:25 ore dal
bivio per il Lac de l'Agnel).
Senza percorso obbligato, si piega allora per prati verso destra e si va ad intercettare,
poco a valle di uno dei piccoli
Lacs du Sabion,
l'ampio e segnalato sentiero proveniente dalla
Baisse de Peïrefique.
Si segue il sentiero verso destra, lasciando sempre a destra tre trune affiancate
ed incominciando un lunghissimo mezzacosta in leggera
discesa lungo le pendici meridionali della
Cima del Sabbione
e della
Cime de Barchenzane.
Aggirata la dorsale sud di quest'ultima, si scende alla graziosa sella prativa della
Baisse de Barchenzane
(2075 m, 0:50 - 0:55 ore dal
Replat du Sabion)
5.
Si lascia allora il sentiero che prosegue innanzi per la
Baisse de Peïrefique
e si scende brevemente a sinistra per immettersi sulla mulattiera inerbita
(segnavia Via Alpina) che arriva dalle
Casernes de Peïrefique.
Svoltando ancora a sinistra, si guadagna quota con ampi tornanti tra radi larici e pascoli
fino ad un un costone, dove la mulattiera termina. Si prosegue su sentiero,
tagliando in discesa verso destra un ripido pendio interessato da alcuni piccoli
movimenti franosi, per giungere nella conca prativa sottostante.
Qui si trascura la traccia a sinistra (palina) per i
Lacs de Peïrefique,
piegando verso destra e tagliando colate detritiche
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ove a tratti riappare il vecchio tracciato militare.
Il sentiero compie ora un lungo e panoramico traverso sugli scoscesi versanti ai piedi di
Pra Giordano
(Pra Giordan).
Con qualche comodo tornante si supera un costone prativo, scendendo poi
brevemente con altre poche svolte che, causa cedimenti della mulattiera originale,
devono essere tagliate.
Un piacevole tratto pianeggiante, molto panoramico, dopo aver staccato a sinistra il sentiero
segnalato per la
Rocca dell'Abisso
porta sulla modesta elevazione della
Cime de Giaure,
spianata per consentire la costruzione dell'omonimo
Fort de Giaure
(2254 m, 1:25 - 1:35 ore dalla
Baisse de Barchenzane)
718.
Il
Fort de Giaure
(traduzione francese dell'originale denominazione di
Forte Giaura)
è una fortificazione italiana realizzata alla fine dell'Ottocento.
Armato con 6 cannoni da 12GRC/Ret e 2 da 9GRC/Ret, si trova ancora in discreto
stato di conservazione.
Sul fronte d'attacco del forte, tra le piazzole dei pezzi all'aperto,
si notano le cinque traverse paraschegge contenenti, al loro interno, le riservette per
le munizioni pronte all'uso. La grossa struttura centrale, con volta "alla prova"
(di bomba), ricoperta da uno spesso strato di terra, consentiva l'accesso al piano sottostante
del forte.
[Le Fortificazioni delle Alpi del Mare, pp.40-41]
Forte Giaura
(Fort de Giure)
assieme a
Forte Pernante
(Fort Pernante)
e
Forte Margheria
(Fort de la Marguerie)
sul fianco destro,
Forte Pepino
(Fort Pepin)
e
Forte Taborda
(Fort Tabourde),
sul fianco sinistro,
facevano parte del
Campo trincerato del Colle di Tenda.
Erano batterie di appoggio schierate a protezione del fulcro dello schieramento, il
Forte Colle Alto
(Fort Central)
e la retrostante
Caserma difensiva Centrale,
posizionati proprio a cavallo dell'importante valico.
Tutte le fortificazioni, e le annesse postazioni campali, realizzate tra il
1877 e il 1888 con grande dispendio di energie e risorse finanziarie,
dovevano garantire il controllo del
Colle di Tenda,
dell'importante via di comunicazione che ivi transitava e, non da ultimo,
del traforo stradale aperto nel 1882, proprio durante la costruzione dello
schieramento difensivo.
Purtroppo, tutte le energie profuse si dimostrarono di scarsa utilità:
nel giro di pochi anni (se non già durante la loro costruzione) le fortificazioni
divennero obsolete a causa del progredire dei pezzi di artiglieria e dei proietti.
Rimasero tuttavia attive fino all'inizio del primo conflitto mondiale,
quando furono disarmate per portare le artiglierie sul fronte austriaco.
Relegati a depositi di materiali e munizioni, e talvolta a ricovero truppe,
senza aver mai sparato un colpo i forti di Tenda sono stati definitivamente dismessi
durante il secondo conflitto mondiale, rimpiazzati da più moderne ed efficienti
opere in calcestruzzo facenti parte del sistema difensivo del "Vallo Alpino".
Con il passaggio in territorio francese, a seguito del trattato di pace del 1947,
la loro denominazione è mutata.
Nella descrizione dell'itinerario, anche per coerenza con le principali carte
escursionistiche, si riporta l'attuale denominazione francese; era d'obbligo, tuttavia,
menzionare anche la denominazione originale - e corretta - di queste imponenti opere
di ingegneria militare.
[Le Fortificazioni delle Alpi del Mare, pp.35-42]
Lasciato il forte sulla destra si imbocca, a sinistra, la vecchia mulattiera militare
che si dirige ad ovest (segnavia L13, Via Alpina). L'ardito tracciato
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taglia in lieve discesa una ripidissima parete rocciosa
(attenzione ad un paio di passaggi che, causa piccole frane, risultano un poco esposti).
Al primo tornante si abbandona a destra la vecchia rotabile (da qui completamente crollata
in più punti e impraticabile) e si prosegue diritti sul sentiero che continua
il traverso tra detriti fino a raggiungere il minuscolo
Laghetto dell'Abisso
(2207 m, 0:10 ore dal
Fort de Giaure)
10.
Contornato il laghetto a destra, il sentiero inverte il senso di marcia e attraversa una
colata detritica fino a ricongiungersi presso un tornante con il tracciato della vecchia mulattiera
militare, che da questo punto torna in discrete condizioni.
Si continua innanzi, sempre in discesa, ora su buona mulattiera, fino al poco evidente valico della
Bassa sovrana di Margheria
(Baisse du Pera,
2079 m, 0:15 - 0:20 ore dal
Laghetto dell'Abisso).
Qui si deve abbandonare il tracciato ex militare per scendere a sinistra su traccia
(sempre segnavia L13, Via Alpina), tra bassi arbusti e pietrame.
Il bivio, assolutamente poco evidente come il sentiero, è segnalato
solo da un paletto segnavia ed un ometto; il cippo di confine n.182 costituisce un riferimento di
certo più duraturo.
Un'esile traccia si cala abbastanza ripida tra i rododendri; giunti nella conca sottostante,
si seguono le numerose tacche giallo-verdi che cercano di evitare i tratti coperti da detriti
e conducono lentamente a sinistra verso il centro del vallone.
Guadato un rio, si continua a serpeggiare tra roccette, ginepri e rododendri; si aggira
tornando verso destra un modesto cocuzzolo fino ad una sorta di
colletto (in basso a destra un caratteristico inghiottitoio che assorbe le acque del rio
attraversato poco prima).
Oltre il colletto incomincia una discesa assai ripida e malagevole tra fitti ontani verdi,
su fondo scivoloso se non asciutto. La discesa si interrompe presso un
piccolo ripiano, dove si traversa a mezza costa in destra orografica fino a trovarsi
sul crinale di un modesto costone coperto da pini mughi.
Al termine del costone riprende la ripida discesa, su sentiero fortemente eroso, sempre
circondato dai pini. Si sbuca su un pendio prativo, dove paletti segnavia conducono
fin quasi al fondo idrico del
Vallone dei Prati della Chiesa11.
Ci si immette così su un sentiero che, tenendosi sulla destra idrografica del torrente,
scende adagio verso destra (nord-est). Lasciata a destra una diramazione evidente
(numerose tracce di bestiame al pascolo complicano un po' l'individuazione del percorso),
il sentiero si avvicina lentamente al letto del torrente; i segnavia giallo-verdi indicano
quindi il punto in cui si deve guadare il corso d'acqua spostandosi in sinistra idrografica.
Ora su buon sentiero si raggiunge in breve il piccolo
Gias Boero
(o
Gias Prati della Chiesa,
1631 m, 0:55 - 1:05 ore dalla
Bassa sovrana di Margheria,
fontana), completamente riattato.
Il gias è raggiunto da valle da una strada sterrata, dalla quale si stacca subito a sinistra
una traccia per
Palanfrè.
La strada perde quota con qualche tornante, passa due volte il
Rio Prati della Chiesa
su ponti in cemento e raggiunge un bel pianoro prativo, paradiso delle marmotte,
dove si biforca. Ignorando il ramo di sinistra per il
Passo di Ciotto Mien
e
Limonetto,
si prosegue sul ramo di destra che attraversa ancora il torrente su ponte in cemento
e percorre l'intero pianoro.
In discesa più marcata, la strada lascia dapprima a destra una diramazione sterrata
per lo Chalet Arrucador, i
Prati di San Lorenzo
e il
Colle di Tenda,
stacca poco sotto a sinistra il bivio per
l'Alpe di Papa Giovanni
e infine, ancora a sinistra,
il sentiero segnalato Lou Viasol.
Per accorciare, anche se non di molto, questa lunga tappa e l'ancor più lunga tappa
seguente, esiste la possibilità di pernottare presso lo Chalet Arrucador ai
Prati di San Lorenzo.
Si tratta di una sistemazione tuttavia decisamente più ricercata rispetto a quelle
degli usuali posti tappa o rifugi.
Al bivio sopra menzionato per lo Chalet Arrucador, i
Prati di San Lorenzo
e il
Colle di Tenda,
si svolta a destra lungo la strada sterrata che attraversa il bosco in leggera salita.
Si prosegue poi come descritto in una nota alla tappa successiva e si raggiunge lo chalet
(0:15 ore dal bivio).
L'Alpe di Papa Giovanni
nasce dall'amore per la natura di
Don Francesco Brondello,
promotore del recupero di un piccolo nucleo di vecchie abitazioni
(Case Soprano).
Il lavoro di restauro ha sostanzialmente conservato l'architettura tradizionale ed
ha mantenuto, per la piccola cappella, la copertura del tetto in paglia di segale
2.
L'Alpe è così diventata "luogo di preghiera e meditazione", immersa nel verde e
nel silenzio.
[Escursionismo a Limone Piemonte, p.19]
Superati altri due rii, la carrareccia raggiunge l'asfalto presso un caratteristico
condomino dal tetto concavo, dove si trova anche il Bar Ristorante L'Ange Blanc
(possibile posto tappa).
Scendendo lungo la strada asfaltata, in circa un chilometro si raggiunge invece
il centro di
Limonetto
(1294 m, 0:55 - 1:00 ore dal
Gias Boero).
Assieme alla
Panice,
Limonetto
è uno dei due principali nuclei abitativi che, già in epoche remote, sono sorti
nei pressi di
Limone Piemonte.
Da stanziamento alpino, nato per lo sfruttamento delle risorse del territorio,
Limonetto
ha assunto oggi la classica connotazione del villaggio turistico, la cui economia
ruota intorno all'importante comprensorio sciistico di
Limone Piemonte.
[-]
Accessi
Da Borgo San Dalmazzo si risale interamente la Valle Vermenagna, oltrepassando
il traforo di Tenda. Si scende in Valle Roya in direzione Ventimiglia fino
a Saint-Dalmas de Tende, svoltando a destra per Les Mesches e Casterino. Si prosegue
a monte di Casterino fino al bivio quota 1719 per il Colle di Tenda, ove si lascia l'auto.
Da Ventimiglia si risale la Valle Roya in direzione del traforo di Tenda
fino a Saint-Dalmas de Tende, dove si svolta a sinistra per
Les Mesches e Casterino, proseguendo poi come sopra.
Il Refuge de Valmasque si raggiunge dal bivio quota 1719 su strada sterrata (chiusa al traffico)
e facile sentiero (2:05 - 2:25 ore, difficoltà E). Volendo proseguire direttamente per Limonetto,
tuttavia, non è necessario raggiungere il rifugio in quanto lungo la salita si incontra il
bivio a destra per il Replat du Sabion e Limonetto.
Un'altra alternativa per raggiungere Limonetto da Casterino è descritta in una nota a questo itinerario.
Note
Causa frane, tra il Fort de Giaure e il Laghetto dell'Abisso sono presenti alcuni brevissimi tratti
esposti; percorrere con cautela in caso di terreno scivoloso.
Chi intende suddividere il trekking a Casterino o riprenderlo da questa località, può
fare affidamento su un servizio di corriere dalla stazione di Tende, con transito a
Saint-Dalmas de Tende: consultare gli orari della linea 923 sul sito www.riviera-francaise.fr.
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